Nove persone, dedite ai furti delle auto, sono state arrestate su ordine del gip del tribunale di Santa Maria Capua Vetere per i reati di associazione per delinquere, furto, riciclaggio e ricettazione. Si tratta di un gruppo specializzato nei cosiddetti “cavalli di ritorno” con base ad Aversa che operava, pero’, in tutta la provincia di Caserta.
In manette, nell’operazione definita Nerone, sono finiti Pasquale Russo, Domenico De Angelis, Onofrio Pagano, Giovanni Romano, Nicola Russo, Salvatore Turco, Felice Cesaro e Deda Hysenli, mentre è ancora latitante Zoubir Merahia. A capo della banda c’era Pasquale Russo, gia’ noto alle forze dell’ordine dell’agro aversano. I nove chiedevano alle vittime di furti di auto ingenti somme di denaro per la restituzione delle vetture. L’indagine, coordinata dal sostituto procuratore della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, Raffaella Capasso, e’ stata condotta dai poliziotti del commissariato di Aversa con pedinamenti e intercettazioni ed e’ durata piu’ di un anno. Gli otto, dopo le formalità di rito, sono stati trasferiti in carcere.
E’ stata ribattezzata “Nerone” l’operazione del commissariato di Aversa (Caserta), coordinata dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, che questa mattina ha sgominato una banda dedita ai furti d’auto composta da nove persone italiane e straniere, una delle quali tuttora ricercata. “Nerone” dal nome del cane di uno degli arrestati, un mastino napoletano che faceva da guardia alla sua abitazione e che ha creato numerosi problemi agli agenti guidati dal dirigente Luigi Del Gaudio che durante le indagini dovevano installare delle microspie. Per tutti l’accusa è di associazione a delinquere finalizzata ai furti, alle estorsioni, compiute con il noto metodo del “cavallo di ritorno” (in media 1500 euro) e al riciclaggio di auto di provenienza illecita. L’indagine, protrattasi per circa un anno, è partita da una segnalazione riguardante un deposito ubicato nel comune di Casaluce e destinato al ricovero di autovetture rubate; gli agenti, grazie ad intercettazioni ambientali e telefoniche hanno così individuato Pasquale Russo, il cui ruolo di leader della banda è emerso quasi immediatamente. Secondo quanto accertato, Russo e i suoi complici avrebbero posto in essere almeno cento furti di auto, in tutto sono venti le vetture di provenienza illecita recuperate. Per evitare di essere rintracciati, i membri dell’organizzazione telefonavano alle vittime dei furti per le richieste estorsive da telefoni pubblici per stranieri. Durante le telefonate usavano un linguaggio cifrato: le autovetture erano definite nei modi più disparati, ovvero pantaloni, ragazza, chiave, libretto e ambasciata. Per rubare le auto, inoltre, si servivano di centraline di codificazione fornite dall’elettrauto della zona mediante i quali riuscivano a mettere fuori gioco gli antifurti; gli sportelli venivano invece aperti con comuni cavatappi. La banda, è emerso dalle indagini, era divisa in sottogruppi, uno dedito ai furti d’auto e alle successive richieste estorsive nelle varie province campane, un altro al riciclaggio di auto e pezzi di vetture rubate. Oltre al deposito di Casaluce, durante le indagini sono stati scoperti altri ricoveri di auto rubate, in particolare due a Gricignano d’Aversa, uno a Falciano del Massico, e un altro a Napoli. In totale sono cinquanta le persone coinvolte nel business.