Svolta nell’omicidio di Katia Tondi, la donna di 31 anni, madre di un bimbo di pochi mesi, uccisa nella sua abitazione di San Tammaro (Caserta) il 20 luglio scorso. La Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere (pm Domenico Musto) ha iscritto nel registro degli indagati per omicidio volontario il marito della donna Emilio Lavoretano, anch’egli di 31 anni, impiegato presso un’officina di riparazione di pneumatici.
Era stato il 31enne ad avvisare la polizia del delitto intorno alle otto di sera; agli investigatori Lavoretano aveva raccontato di aver trovato il corpo senza vita della moglie di ritorno dal supermercato, dove si era recato intorno alle 19; a riscontro del suo alibi aveva fornito gli scontrini della spesa ed era stato in un primo momento creduto; nei giorni successivi è stato sentito più volte e ha sempre negato ogni addebito confermando la sua versione. Il medico legale ha stabilito che l’omicidio sarebbe avvenuto in un arco di sei ore precedenti ilsuo intervento, eseguito intorno alle 21, dunque, astrattamente, anche in un orario in cui l’uomo era presente in casa. “Si tratta di semplici sospetti- ribatte il docente criminologo Carmelo Lavorino, consulente scelto dall’avvocato Natalina Mastellone che difende il marito della Tondi- anche perché non è stata misurata la temperatura corporea della donna per cui non è stato possibile stabilire con esattezza l’orario del decesso; manca inoltre un movente. Lavoreremo per individuare il vero assassino di Katia Tondi e salvare Emilio Lavoretano da un’accusa non vera”. Contestualmente alla notifica dell’avviso di garanzia a Lavoretano, la Procura ha disposto anche il sequestro probatorio dell’appartamento; una decisione che non fu presa nell’immediatezza del fatto sollevando le critiche del padre della ragazza contenute in un’intervista rilasciata qualche giorno fa ad un periodico: l’uomo ha detto che l’assassino sarebbe un familiare. Lavoretano, non è mai più tornato nell’abitazione ma è sempre vissuto dai genitori. La Tondi, è emerso dall’autopsia, fu strangolata con un filo di circa un centimetro di spessore, forse di tessuto, mai ritrovato; nessun altro segno di violenza fu invece rinvenuto sul suo corpo, né tracce organiche sotto le unghie, segno che la donna non si difese; secondo i medici fu colpita alle spalle. In un primo momento si ipotizzò una rapina finita male, ma alla porta, sebbene il marito avesse dichiarato di averla trovata semiaperta, non furono trovati segni di effrazione; dalla casa inoltre, accertò la polizia, erano spariti solo una fede nuziale, un anello e un girocollo ma non i contanti che servivano per il battesimo del piccolo.