L’aggressione ai danni di un italiano in un locale di Senigallia, il 21 dicembre scorso, rientrava in una lotta tra due gang per il monopolio della prostituzione di giovani romene tra Ancona Nord e Senigallia. Fu uno degli elementi che dimostravano il salto di qualità compiuto dalle bande contrapposte, una gestita da due fratelli italiani, l’altra da un albanese e da una romena, arrivate successivamente ad una sorta di accordo. Ora la Squadra Mobile di Ancona e i carabinieri di Senigallia, insieme al Commissariato di Senigallia, hanno smantellato le gang, arrestando sette persone per associazione per delinquere finalizzata a sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione, e indagandone altre 29 per reati affini. Dalle indagini è emerso che alle giovani romene, che si prostituivano in strada e in casa, veniva chiesto un pizzo di 50 euro al giorno: il ‘lavoro’ fruttava però loro fino a 500 euro al giorno con tariffe tra i 50 e 150 euro a prestazione. I sodalizi erano in grado di far arrivare le giovani squillo in Italia e poi metterle in condizione di prostituirsi in cambio del pizzo, anche usando maniere forti. I dettagli delle operazioni parallele di polizia(‘Bocca di Rosa’) e Carabinieri (‘Statale 16’), riunite dalla Procura di in un unico procedimento, sono stati illustrati da Giorgio Di Munno, capo della Mobile, e dal capitano Lorenzo Marinaccio, comandante dei carabinieri di Senigallia. Da quest’ultimo filone d’inchiesta è emerso che molte prostitute erano partecipi del sodalizio e non volevano rinunciare a vendersi per non perdere gli altissimi guadagni che aveva permesso loro di comprare case, auto, racimolare ingenti risparmi e mandare soldi ai parenti in patria. L’indagine dei militari si è sovrapposta con una medesima attività degli uomini del Norm di Assisi (Perugia) e le due procure, ad Ancona il procuratore della Repubblica Elisabetta Melotti e il pm Giovanna Lebboroni, hanno curato l’attività di coordinamento. Gli arresti sono stati eseguiti su ordinanza cautelare firmata dal gip di Ancona Alberto Pallucchini.

I carabinieri, che stavano da tempo indagando sul business della prostituzione insieme alle caserme di Marzocca e Montemarciano, hanno indagato 14 persone tra cui alcune del posto, e arrestato i fratelli Antonio e Roberto D’Angiolella, 36 anni e 27 anni, originari di Santa Maria Capua Vetere, cui avrebbe fatto capo una gang di sfruttatori che controllava 26 ‘lucciole’. Era stato Antonio denunciare ai militari l’aggressione subita da alcuni albanesi. Dell’altra banda si sono occupati i poliziotti, indagando 15 persone, tra cui alcuni italiani, e bloccandone cinque per l’accusa associativa: la banda avrebbe fatto capo a Ermal Xhani, di 26 anni, albanese, e alla romena Andra Silvia Jitareanu, di 22, spalleggiati da Vasilica Munteanu, 37 anni, romena, e da Lazer Vlada, 32 anni, albanese e Stefano Latini, 56 anni, di Ancona, finito ai domiciliari, che avrebbe fatto da ‘tassista’ alle prostitute e tenuto d’occhio i movimenti delle squillo.

 

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