CASAL DI PRINCIPE – Anna Carrino, ex compagna del boss dei Casalesi Francesco Bidognetti, ha confermato oggi nell’aula della prima sezione penale del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere le accuse a carico dell’avvocato Michele Santonastaso, ex legale del capo-clan, al momento detenuto, imputato per i reati di associazione mafiosa, corruzione in atti giudiziari e falsa perizia aggravati dall’aver agito per favorire un’associazione camorristica (articolo 7 dl 152/1991).
Nel corso dell’esame effettuato dal pm della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli Antonello Ardituro, la donna, collaboratrice di giustizia dal 2008, ha affermato testualmente che ”l’avvocato Santonastaso mi chiese 100 mila euro da girare a un perito del Tribunale di Napoli che lui conosceva bene e che avrebbe potuto modificare una perizia fonica relativa ad una registrazione effettuata a carico di Aniello Bidognetti (figlio del boss Francesco, ndr)”. Il perito cui si riferiva la Carrino e’ Alberto Alfio Natale Fichera, professore all’Universita’ di Catania, anch’egli imputato insieme al legale casertano con l’accusa di aver falsificato la perizia fonica. L’episodio cui si riferisce la Carrino viene datato dalla Procura a meta’ del 2002, quando Aniello Bidognetti, figlio del boss e reggente del clan dopo il suo arresto, era detenuto per il duplice omicidio di Enrico Ruffano e Giuseppe Consiglio, avvenuto a Napoli il 28 aprile del 1999. ”L’avvocato Santonastaso mi disse che Francesco (Bidognetti, ndr) sapeva gia’ tutto del perito; io con il mio ex compagno non parlavo mai di queste cose durante i colloqui, dal momento che erano registrati; lo stesso Santonastaso ci aveva consigliato di non fare parola di tali circostanze, nemmeno al telefono, che poteva essere intercettato”. Proseguendo nel suo esame, la Carrino riferisce che ”qualche giorno dopo l’invito dell’avvocato a pagare, consegnai 100mila euro a mio cognato Michele (fratello di Francesco, ndr) che poi li porto’ a Santonastaso. I soldi li tenevo nascosti in un calzino posto in uno stivale da sci nello sgabuzzino di casa”. Che quella consegna fosse andata a buon fine lo conferma la stessa pentita. ”C’era un’intercettazione fatta in un ‘auto in cui si parlava del delitto e in cui secondo la procura si distingueva la voce di Aniello. Ma poi Aniello fu assolto dall’accusa di duplice omicidio”.