PIGNATARO MAGGIORE – L’assoluzione anche in Appello non potrà mai cancellare quei lunghissimi e drammatici nove mesi trascorsi in carcere, più due ai domiciliari, da innocente. Giorgio Magliocca è ovviamente soddisfatto per la sentenza di secondo grado che conferma quella emessa nel primo grado di giudizio, ma ha ancora negli occhi, nel cuore e nella mente un’esperienza che lo segnerà per tutta la vita. Quasi un anno di reclusione senza aver commesso alcun reato. L’ex sindaco di Pignataro Maggiore era accusato di concorso esterno in associazione camorristica. Secondo l’accusa, avrebbe stretto un patto con il clan Ligato-Lubrano. Il Comune non avrebbe utilizzato un bene confiscato per favorire la cosca. Tutto falso. Il fatto non sussiste. Queste le sentenze di primo e secondo grado. Magliocca è innocente. È stato ingiustamente detenuto. È stato sottratto all’affetto della moglie, dei due figlioletti e di tutti i suoi familiari per un periodo interminabile. Senza avere colpe. E ora che la sua vicenda giudiziaria si è conclusa positivamente è contento a metà. In apparenza esprime tutta la sua felicità perché alla fine la verità è venuta a galla. Ma nel suo intimo non riesce ancora a spiegarsi come sia stato possibile subire un’ingiustizia così grande. “Aspetterò il momento giusto – spiega commosso ai microfoni di Campania Notizie – per far capire ai miei figli che nella vita ci sono anche delle gravi ingiustizie. Spiegherò loro quello che mi è successo perché comprendano che la vita ci riserva anche cose che non ci saremmo mai aspettati”. Con la sentenza d’Appello Magliocca ha ottenuto una doppia vittoria: la conferma dell’assoluzione e la condanna delle parti civili, il Comune di Pignataro Maggiore e il giornalista Enzo Palmesano, al pagamento delle spese processuali. “E’ una novità importante rispetto al primo grado – osserva l’ex sindaco pignatarese – perché dimostra come Cuccaro e Palmesano in realtà siano stati i miei carnefici”. Ricordando i mesi bui della carcerazione, Magliocca non nasconde di aver pensato anche a gesti estremi. “Sono stato salvato dal pensiero di rivedere i miei figli e mia moglie. Devo ringraziare anche i tanti amici che hanno sempre creduto nella mia innocenza”. Noi siamo tra questi. Abbiamo sempre detto e scritto: “Giorgio è innocente”. Peccato che non sia servito a evitargli undici mesi di reclusione. E a impedire che la sua carriera politica fosse distrutta. Peccato che lui e i suoi familiari non dimenticheranno mai quel periodo drammatico. Peccato per la giustizia. Che alla fine ha trionfato. Ma dopo troppi e imperdonabili errori.
Mario De Michele
LA VIDEO-INTERVISTA A GIORGIO MAGLIOCCA