“Il furto della mano d’oro dalla cappella di don Peppe Diana costituisce certamente un fatto gravissimo che ha il chiaro senso dell’intimidazione, ma non ha prodotto risultati, vista la pronta reazione dimostrata oggi dalle istituzioni e dalla società civile”. E’ quanto ha dichiarato il capo della DDA di Napoli Federico Cafiero de Raho intervenuto questa mattina all’iniziativa organizzata in meno di 48 ore, con un semplice passaparola sui social network, presso la cappella del cimitero di Casal di Principe dove riposa il prete ucciso dalla camorra il 19 marzo del 1994.
Nel corso dell’evento, è stata riposta sulla lapide del sepolcro una copia in bronzo del Follaro d’Oro, la targa-premio a forma di mano simile a quella trafugata nella notte tra mercoledì e giovedì. L’originale in oro fu donata alla famiglia del sacerdote da don Luigi Ciotti, fondatore di Libera, in segno di riconoscenza. All’evento hanno partecipato quassi duecento persone, tra cui alcune scolaresche provenienti da Andria e Piscinola. Presenti i comandanti provinciali dei Carabinieri e della Guardia di Finanza Crescenzio Nardone e Vincenzo Amendola, il questore di Caserta Guido Longo che ha sottolineato come “la presenza sulla tomba di don Diana di tante persone e di associazioni anticamorra dimostra che c’é tanta gente che combatte giorno per giorno e che le forze dell’ordine non sono sole”; il prefetto di Caserta Carmela Pagano ha ribadito che “essere cittadini significa non accettare i vincoli che la camorra vuole imporci”. C’erano i rappresentanti delle associazione vittime della camorra, la famiglia di don Diana, la madre Iolanda e i fratelli Marisa ed Emilio, Renato Natale, candidato sindaco a Casale, con l’associazione Jerry Masslo, gli esponenti di Libera tra cui il referente campano dell’associazione don Tonino Palmese che, nel ricordare don Diana ha pronunciato una frase molto applaudita: “Ci sono vivi che puzzano come la morte e morti che profumano come la vita”. “Il senso dell’incontro di oggi – ha spiegato Cafiero de Raho – è di non dimenticare mai e far sopravvivere sempre il messaggio e l’insegnamento di don Diana: nelle sue omelie pronunciava senza paura la parola camorra, rimproverava i giovani che condividevano le regole dei clan, la sua è stata una voce che ha contribuito a far nascere un sentimento di legalità forte che ancora oggi è condiviso da tante persone. La camorra sappia che comportamenti intimidatori come quelli dei giorni scorsi comporteranno sempre la reazione immediata della società civile, oltre che delle istituzioni”.