CASERTA – Chiedono di essere ascoltati direttamente e “senza filtri” dalla commissione parlamentare d’indagine sul ciclo rifiuti impegnata a raccogliere dati ed informazioni sul sistema di gestione e sulle criticità vecchie e nuove alla luce di più o meo stringenti dispositivi legislativi .Sono i lavoratori del consorzio unico di bacino interprovinciale, specie amministrativi, che hanno avuto poca(o nessuna) voce su problematiche tanto importanti quanto spesso messe sotto silenzio.

“Questo- scrivono- nella consapevolezza che quando le istituzioni territoriali derogano al proprio dovere diventa necessario far leva sulla propria dignità di cittadini e chiedere di essere rappresentati in maniera diretta per provare a rappresentare la realtà di un ente consortile così discusso ma mai compreso dall’interno” è la premessa dell’articolato discorso . “Siamo alla fine di un percorso normativo la legge 26/2010 (Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 dicembre 2009, n. 195, recante disposizioni urgenti per la cessazione dello stato di emergenza in materia di rifiuti nella regione Campania, per l’avvio della fase post emergenziale nel territorio della regione Abruzzo ed altre disposizioni urgenti relative alla Presidenza del Consiglio dei Ministri ed alla protezione civile») che è stato volutamente prolungato e disatteso in gran parte degli obblighi ricadenti sulle province e su quanti risultano diversi dai soli lavoratori consortili”. Così sintetizzano, a riprova di questa “involuzione”, quattro questioni molto importanti. Ricordano la norma speciale per l’uscita dall’emergenza rifiuti e l’avvio effettivo della gestione ordinaria del ciclo integrato dei rifiuti. La norma che stabilisce “un regime transitorio per creare presupposti di fatto e di diritto per la gestione ordinaria in vigore dal 1 gennaio 2013. in tale ottica occorre realizzare quanto previsto da 11( Regione, province, societa’ provinciali e consorzi) e 12(Riscossione dei crediti nei confronti dei comuni campani)-legge 26.

“ Il mancato adempimento degli obblighi normativi ha creato di fatto una realtà disorganizzata in cui è venuta meno la funzione di programmazione del ciclo integrato dei rifiuti che la legge individua fino al 31- 12-2012 in capo alle province definendo la gestione delle attività ordinarie consortili solo funzionalmente alle province”. Una situazione fortemente lamentata che ha provocato un processo graduale di “delegittimazione” del consorzio a fronte di prestazioni rese in carenza o mancanza assoluta di rimesse finanziere dei comuni consortili anzi con continue fuoriuscite dall’ambito e con l’affidamento a ditte private con garanzia di sistemazione di ulteriore personale “nuovo e non consortile”. Una realtà, anzi, “non si comprende perché proprio sindaci di appartenenza politica della presidenza della provincia e addirittura sindaci consiglieri provinciali mantengano e si facciano promotori di azioni palesemente in contrasto con le linee programmatiche formalizzate in atti dalla provincia e non ci sia un richiamo forte delle istituzioni al rispetto di un quadro normativo che esclude in linea di principio la gestione singola del comune del servizio di r differenziata. Il commissario dell’articolazione di Caserta è chiamato a dare risposte concrete in tal senso atteso che il fenomeno della fuoriuscita selvaggia è in forte ascesa e potrebbe arrecare alla gestione consortile il danno finale in termini di personale non più collocabile” .Si ricorda,poi, il rischio forte che “il personale amministrativo attualmente in forza al consorzio unico di bacino, ente strumentale delle province di Napoli e Caserta potrebbe nel brevissimo periodo trovarsi in condizione di esubero strutturale derivante della segmentazione del settore e con la unica prospettiva di ammortizzatori sociali.

I comuni si dichiarano disponibili ma questa disponibilità deve essere supportata da un atto amministrativo efficace o provvedimento del ministero della funzione pubblica in tema di mobilità e quindi all’interno di un piano di ripartizione dell’esubero di personale secondo criteri oggettivi condivisi con i sindacati firmatari di contratto collettivo e nell’ottica di trasferimento di unità nell’ambito di P.A. e non di nuove assunzioni” sottolineano . Il quarto aspetto attenzionato è quello relativo al mancato adempimento della provincia per riscuotere la tassa rifiuti, inadempimento che “crea in una prospettiva a brevissimo termine un danno irreparabile ai lavoratori consortili poiché all’indomani del primo gennaio 2013 con l’entrata in vigore della nuova tariffa res in pendenza di situazioni non consolidate, la norma prevede nuovi soggetti deputati all’accertamento ed alla riscossione del tributo o quanto meno supera l’obbligo attualmente vigente a carico delle province- o per esse- delle società provinciali- che senza ulteriori formalità avrebbero potuto effettuare tale servizio proprio con l’impiego del personale consortile che vanta già esperienza in tal senso” concludono nella richiesta di audizione alla commissione .

 

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