“Ho iniziato a collaborare per fare una vita diversa e farla fare anche ai miei figli. Mio figlio Vincenzo ha 17 anni e l’ho visto in tutta la sua vita appena 4 mesi e mezzo perché sono sempre stato in carcere”. E’ quanto ha dichiarato il collaboratore di giustizia Salvatore Belforte sentito questa mattina in video-conferenza al tribunale di Santa Maria Capua Vetere al processo in corso per l’omicidio del 1987 di Raffaele Viciglione, per cui l’ex capoclan è imputato insieme a Raffaele Della Volpe. Belforte, rispondendo alle domande del sostituto della Dda di Napoli Luigi Landolfi, ha poi confermato di aver indicato agli inquirenti “i luoghi, nelle campagne di Marcianise, in cui erano sotterrati i cadavere di Orlando Carbone e Giuseppe Tammariello, uccisi da me e da Remo Scoppetta qualche giorno dopo la strage di San Martino (11 novembre 1986, ndr) e di cui nessuno sapeva nulla e per i quali non sono mai stato indagato. L’ho raccontato per voglio realmente collaborare”. I resti del primo sono stati rinvenuti ieri pomeriggio dai carabinieri mentre del secondo non è stato trovato nulla, in quanto sciolto nell’acido, sotterrato e cosparso di cemento. Belforte ha raccontato che dopo la strage di San Martino, che diede il via alla faida con il clan Piccolo per il controllo degli affari illeciti nella città di Marcianise e nei comuni limitrofi, “sono avvenuti almeno 100 omicidi fino al coprifuoco di fine anni ’90 (1998, ndr)”.