Il “sistema Gmc”, almeno ad Orta di Atella, non era affaristico-camorristico. Era piuttosto una ghiotta occasione per gli amministratori comunali per piazzare amici e parenti nella società multiservizi ideata dai fratelli Sergio e Michele Orsi, quest’ultimo ucciso nel 2008 dall’ala stragista dei Casalesi capeggiata da Giuseppe Setola. È quanto emerge dalle dichiarazioni di Sergio Orsi, già condannato a 2 anni e 8 mesi con rito abbreviato, ascoltato come teste nel processo che vede imputati l’ex sindaco ortese Angelo Brancaccio e l’ex primo cittadino di Gricignano Andrea Lettieri. Dai verbali degli interrogatori dell’imprenditore dei rifiuti spuntano nomi eccellenti. Uno dei periodi più “prolifici” per i politici di Orta è quello che segna il passaggio di consegne tra Brancaccio e Salvatore Del Prete, detto “Monsignore”. Siamo nel maggio 2005. Brancaccio, che qualche suo accanito sostenitore chiamava Padre Pio per le sue doti politiche “taumaturgiche”, decade per incompatibilità dalla carica di primo cittadino in seguito alla sua elezione a consigliere regionale avvenuta circa un mese prima. Assume la carica di sindaco facente funzioni Del Prete “Monsignore”. La giunta è formata da Rosa Minichino (vicesindaco), Salvatore Del Prete, alias “Magò”, Giuseppe D’Ambrosio, Tommaso Dell’Aversano e Giuseppe Mozzillo, attuale primo cittadino. Tra le decine di assunzioni presso la “Gmc” inizia, a detta di Orsi, l’Eldorado degli amministratori. Furono inquadrati, come operatori ecologici, Stefano Minichino, fratello del vicesindaco Rosa Minichino, e il cugino omonimo dell’assessore Tommaso Dell’Aversano.
Andò ancora meglio a Salvatore Del Prete “Magò”, già a quei tempi molto scaltro. Il fratello Pasquale ottenne un posto migliore: fu assunto dalla ditta come impiegato amministrativo. E poco dopo fu “traferito” in Regione alla corte di Brancaccio. Tutti sanno che “Magò” era all’epoca un fido collaboratore dell’ex sindaco. Una sorta di factotum, utile per ogni evenienza, che seguiva come un’ombra Brancaccio. E l’ex primo cittadino, una volta diventato consigliere regionale si mostrò subito magnanimo con Del Prete, con la “chiamata” in Regione del fratello Pasquale. Negli uffici del Centro direzionale di Napoli si fa la bella vita: poco lavoro, tanto svago. “Magò” ringraziò il grande capo e continuò ad adorarlo e a celebrarlo fino a quando ci fu la rottura con Brancaccio. Tutti dicono di conoscere i motivi dello strappo (“si sa bene”, si vocifera sui marciapiedi) ma nessuno conosce fino in fondo la verità. Cercheremo di scoprirla nelle prossime puntate. Da allora Del Prete è diventato uno degli acerrimi nemici di Brancaccio. Nella passata amministrazione era tra i più agguerriti consiglieri di opposizione. Figura anche tra i 5 consiglieri che presentarono ricorso contro il Piano urbanistico comunale. A proposito, anche del Puc parleremo in futuro per fare, tra l’altro, nomi e cognomi dei tecnici che intascarono parcelle da 200mila euro a botta per progetti neanche un granché dal punto di vista estetico, che l’ultimo dei geometri avrebbe redatto meglio e con compensi cento volte più bassi. Apriamo e chiudiamo parentesi: come mai le società immobiliari hanno ricoperto d’oro i tecnici? Con quelle parcelle avrebbero potuto ingaggiare Renzo Piano. E invece si sono rivolti, pur sborsando fior di quattrini, ai Piano… terra, terra. Un arcano che sveleremo presto.
Torniamo alle dichiarazioni di Sergio Orsi agli atti del procedimento in corso al tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Dai verbali degli interrogatori risulta che Salvatore Del Prete “Monsignore” non ottenne posti di lavoro presso la “Gmc” ma beneficiò di un contributo di 3000-5000 euro per l’acquisto di manifesti durante le vittoriose elezioni comunali del maggio 2006 in cui era candidato a sindaco. Non chiesero e non ottennero nulla l’attuale primo cittadino Giuseppe Mozzillo (all’epoca assessore) e l’altro assessore Giuseppe D’Ambrosio. Ma sempre Orsi, nell’udienza dello scorso 19 aprile, ha dichiarato in aula di aver consegnato nel biennio 2005-2006 una tangente di 5-10mila euro a un assessore di Orta di Atella, di cui non ricordava il nome, alla presenza di Brancaccio davanti al bar “Dom Perignon” di Gricignano. Chi è Mister X? Non sarà difficile smascherarlo. Il cerchio si stringe. È sicuramente uno degli assessori di quegli anni. Noi qualche nome (forse tutti) già l’abbiamo fatto. Ora spetta alla magistratura fare chiarezza su una vicenda già di per sé inquietante, ma che sarebbe ancora più grave se il tangentista fosse tuttora in carica. In tal caso, al netto degli sviluppi giudiziari, scoppierebbe una “bomba politica” devastante. E per l’attuale amministrazione comunale sarebbe game over.
Mario De Michele