Ha confermato le accuse contro gli uomini del clan dei Casalesi, e che cioe’ a Modena, per conto del boss Michele Zagaria, chiesero il ‘pizzo’ a lui e al fratello, titolari di un’impresa che riusciva a fatturare piu’ di 20 milioni l’anno. Raffaele Cantile, giovane imprenditore originario di Casapesenna, ma trapiantato a Nonantola, questa mattina e’ comparso davanti ai giudici della prima sezione penale del tribunale di Santa Maria Capua Vetere confermando tutte le accuse rivolte al boss e ai suoi scagnozzi che nel 2007 lo avvicinarono chiedendo il pizzo.

Ad accompagnare l’uomo in aula, questa mattina, l’imprenditrice napoletana Silvana Fucito, che, come rappresentante dell’associazione antiracket regionale, si e’ costituita parte civile al processo. Fu proprio Cantile, a denunciare ai magistrati di aver subito delle richieste di estorsioni dalla camorra Casalese, lui che si era trasferito in Emilia Romagna per lavoro e per “un gioco del destino professionale”, come ha lui stesso dichiarato. Dal 2007, l’imprenditore vive sotto scorta.

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