“I Cosentino vanno messi in ginocchio e va confiscata la loro società”. Lo ha detto il sostituto procuratore della Dda di Napoli Alessandro D’Alessio al tribunale di Santa Maria Capua Vetere durante la requisitoria del processo cosiddetto “carburanti”, in cui sono imputati per vari reati con l’aggravante mafiosa, tra cui estorsione e illecita concorrenza, l’ex sottosegretario del Pdl Nicola Cosentino, i fratelli Giovanni e Antonio, l’ex Prefetto di Caserta ed ex deputato Pdl Maria Elena Stasi. La vicenda riguarda le presunte pressioni fatte dai Cosentino perché il comune di Villa di Briano negasse l’autorizzazione – cosa effettivamente avvenuta – alla richiesta di apertura di una pompa di benzina avanzata dall’imprenditore Luigi Gallo, che ha poi denunciato i Cosentino.
Nel procedimento sono già stati condannati i fratelli del boss Michele Zagaria, Antonio e Pasquale, la cui posizione è stata stralciata. Il pm ha parlato dei presunti legami tra i Cosentino è il clan dei Casalesi, evidenziando il ruolo di Giovanni Cosentino, fratello di Nicola, che per anni avrebbe cambiato gli assegni provenienti dalle estorsioni a uomini del clan. L’altro pm della Dda che ha seguito il processo, Fabrizio Vanorio, nel corso della sua parte di requisitoria, ha affermato che “la camorra è entrata nel Comune di Caserta quando fu concesso l’appalto per la realizzazione del parcheggio in via San Carlo, per il quale fu nominato direttore dei lavori l’architetto Nocera, quello che ha costruito il bunker per Michele Zagaria”. Il riferimento al comune capoluogo lo ha fatto mentre illustrava la posizione di un altro imputato, l’imprenditore Michele Sagliocchi, ritenuto vicino al clan Zagaria. Sagliocchi, è emerso, si aggiudicò l’appalto per la realizzazione del parcheggio nella centralissima via San Carlo di Caserta, i cui lavori sono attualmente bloccati; direttore dell’opera fu nominato l’architetto Carmine Nocera, arrestato in passato perché ritenuto agli ordini di Michele Zagaria, per il quale, sostengono gli inquirenti, avrebbe costruito un bunker per favorire la latitanza del capoclan, durata 16 anni. Sulla vicenda è stata aperta un’inchiesta della Dda che ha indagato il dirigente Franco Biondi e l’ex assessore del Comune di Caserta Giuseppe Greco (giunta guidata da ex sindaco Del Gaudio). Nelle scorse udienze i pm della Dda hanno depositato un’informativa in cui sono raccolte numerose intercettazioni datate 2015 e riportanti colloqui tenuti da Sagliocchi con altre persone, in cui l’imprenditore parla di una presunta tangente da 300mila euro versata ai due indagati e a Nocera e che a suo dire sarebbe andata in parte anche all’attuale sindaco di Caserta Carlo Marino (indagato nella vicenda), allora consigliere di opposizione ma soprattutto avvocato civilista dello stesso Sagliocchi.