“I voti della camorra non sono mai andati a Cosentino, nè quest’ultimo ha mai dato un contributo concreto al rafforzamento del clan dei Casalesi. Questo processo presenta un vuoto probatorio ed è basato su suggestioni e assiomi e su dichiarazioni di pentiti inattendibili e personaggi che si professavano paladini della legalità come Lorenzo Diana e che poi abbiamo scoperto aver fatto cose molte gravi”. Così gli avvocati di Nicola Cosentino, Stefano Montone e Agostino De Caro, durante l’arringa del processo cosiddetto “Eco4”, in corso al Tribunale di Santa Maria Capua Vetere (Caserta), in cui l’ex sottosegretario del Pdl è imputato per concorso esterno in associazione camorristica. Nell’udienza del 13 ottobre scorso il pm della Dda di Napoli Alessandro Milita aveva chiesto, al termine della requisitoria 16 anni di carcere per Cosentino, parlando di “prove schiaccianti” in un processo da lui definito “tra i più gravi d’Italia”. I due legali prendono la parola separatamente per smontare pezzo su pezzo l’ipotesi accusatoria, le due “gambe su cui si regge l’imputazione, ovvero il contributo causale che Cosentino avrebbe dato al clan negli anni e il sostegno elettorale ricevuto in cambio”. Sul primo l’avvocato Montone afferma che “dal 1980 al 2000 Cosentino non ha fatto nulla per il clan, e neanche il pm ha fornito elementi a riguardo. E di certo non si può definire aiuto concreto l’intercessione presso la prefettura di Caserta per far avere il porto d’armi a Domenico Bidognetti”. “Nel 2000 – ha aggiunto il legale – c’è poi la famosa gara indetta dal consorzio rifiuti Ce4 e vinta dagli Orsi, imprenditori vicini al clan. Cosentino eredita tale situazione; l’accordo per turbare la gara e farla vincere agli Orsi era stato fatto prima con altri esponenti politici di Mondragone, dove aveva sede il consorzio”. Sul patto politico-elettorale tra Cosentino e i Casalesi che secondo il pm Milita risalirebbe addirittura al 1980 e permarrebbe fino al 2015, l’ avvocato Montone si chiede “dove è la prova?” L’ avvocato De Caro spiega invece che dall’analisi dei flussi elettorali “la crescita dei voti di Cosentino tra il 1980, anno in cui si candidò alle Comunali e prese 256 preferenze, alle varie elezioni provinciali cui partecipò fino al 1991, è fisiologica e in linea con i voti presi dalla lista che lo appoggiava”. “Il clan non lo ha mai votato, meno che mai alle elezioni politiche del 2001, 2006 e 2008, dove c’erano i listini bloccati e la campagna elettorale la faceva Berlusconi. L’unica volta che avrebbe potuto farlo, alle Provinciali di Caserta del 2005, il clan sostenne De Franciscis e Cosentino perse”. “Come è possibile – prosegue De Caro – che Cosentino venga definito il referente nazionale dei Casalesi ? Eppure nessuno dei quattro capi storici del clan è stato sentito nel processo. “Di Iovine, l’unico capo oggi pentito – ha concluso il legale di Cosentino – non sappiamo cosa pensi di Cosentino, ma su Vassallo, il principale accusatore definito dai media il ‘ministro dei rifiuti’, dice che ‘al massimo poteva stare sulla discarica’. E pensare che Vassallo ha scritto anche un libro (“Così vi ho avvelenato”) e viene pure pagato per questo”.