PARETE – L’ex governatore della Campania ed commissario straordinario ai rifiuti Antonio Bassolino ha testimoniato oggi in corte d’assise al processo per disastro ambientale in cui sono imputati, tra gli altri, l’avvocato Cipriano Chianese,

imprenditore attivo nel settore delle discariche e ritenuto legato al clan dei casalesi, e l’ex sub commissario Giulio Facchi. Nella discarica Resit di Chianese sarebbero state sotterrate 341 mila tonnellate di rifiuti speciali pericolosi, a cominciare dai fanghi dell’Acna di Cengio; 160 mila e 500 tonnellate di rifiuti speciali non pericolosi; 305 mila tonnellate di rifiuti solidi urbani. E gli sversamenti sarebbero continuati fino al 2008, anche se il sito era stato sequestrato già nel 2004. Lo sversatoio fu utilizzato anche dal commissariato di governo: nel periodo dal 2001 al 2003 il sub commissario Facchi aveva concesso a Chianese di ampliare del venti per cento le volumetrie della Resit per portarvi rifiuti speciali e questo ha fatto sì che negli invasi già congestionati si mescolassero i rifiuti pericolosi con quelli urbani. Citato dal pm Alessandro Milita proprio per approfondire l’operato di Facchi, Bassolino ha ripercorso la gestione dei rifiuti fino al 2004 riferendo, in particolare, i problemi relativi alle discariche e al termovalorizzatore. Per la gestione del commissariato straordinario, ha affermato Bassolino, nominò suoi vice Giulio Facchi e Raffaele Vanoli. Sulla costruzione di un termovalorizzatore le loro posizioni erano però divergenti: Facchi era favorevole, Vanoli contrario. Di qui la scelta di Bassolino di nominare un altro sub commissario, Massimo Paolucci, perché procedesse a una sintesi delle opinioni degli altri due. La scelta cadde su Acerra e fu, ha sottolineato l’ex governatore, molto difficile a causa degli attacchi che arrivavano sia dal centro destra sia dal centro sinistra: persino il vescovo manifestava ad Acerra dipingendo alla popolazione il termovalorizzatore come se fosse il demonio. A proposito dei documenti che autorizzavano Chianese ad ampliare l’impianto, Bassolino ha spiegato che si limitava a firmare gli atti preparati dai suoi collaboratori, dei quali si fidava totalmente e che provvedevano a fare verifiche e approfondimenti.

 

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