Avrebbero dovuto occuparsi della manutenzione dell’impianto di pubblica illuminazione a San Marcellino, ma a un certo punto la Tls Led Esco srl non ha più i mezzi per soddisfare quanto stabilito dal contratto. Ma anziché ammetterlo e gettare la spugna, il titolare della ditta, il romano Giovan Battista Papello, ex capo di gabinetto di Altero Matteoli e collaboratore di diversi parlamentari, spinge per ottenere il pagamento di una fattura da 90mila euro. È a questo punto, secondo le indagini del Nucleo anticorruzione della guardia di finanza di Roma, diretto dal colonnello Nicola Piccinni, che entrano in gioco il consigliere comunale di San Marcellino, Michele Conte e l’ex assessore dello stesso Comune, Ferdinando De Fatico. Attraverso un amico in comune all’imprenditore romano e al politico casertano, tal Emilio Di Sarno di San Cipriano d’Aversa, si mettono d’accordo per sbrogliare la matassa, ovvero per sbloccare il pagamento a favore di Papello.
Stringono così un accordo transattivo per liquidargli la fattura benché non gli spettasse. Ma non lo fanno senza un rendiconto. Chiedono, Conte e Di Sarno, 10mila euro a testa. E Papello non si tira indietro. È per questo che la Procura di Roma ha denominato l’operazione «Do ut des». Conte e Di Sarno incassano la mazzetta su un’area di servizio laziale e, poco dopo, il Comune di San Marcellino eroga il pagamento a favore della «Tls Led Esco Srl» nonostante non ne avesse diritto. Il momento della tangente è preceduto da una serie di incontri avvenuti tra Frosinone e altre località laziali. Ieri, Conte e Di Sarno sono finiti ai domiciliari, l’ex assessore De Fatico è indagato a piede libero mentre Papello è in carcere come Daniele Rosato, il suo commercialista. I rapporti tra la ditta finita al centro dell’inchiesta e il Comune di San Marcellino sono di lunga data. Nel 2012 la «Tls» ottiene l’appalto per la gestione degli impianti di illuminazione comunale: il bando prevede un affidamento per venti anni per la cifra complessiva di 330mila euro. Poco dopo, tra il Municipio e l’azienda nasce una controversia e il contratto viene risolto per poi essere riattivato nel 2018. Gli incontri monitorati dalla guardia di finanza durante i quali ci sarebbe stato il pagamento delle mazzette sono avvenuti tra il 2016 e il 2017, prevalentemente sugli autogrill della Napoli-Roma in territorio laziale.
Di qui la competenza territoriale in capo alla Procura capitolina. Non c’è solo la vicenda delle mazzette che ha coinvolto gli amministratori di San Marcellino nella voluminosa ordinanza emessa dal gip capitolino. Nel corso delle indagini, infatti, i finanzieri ricostruiscono nel dettaglio tutti gli affari di Papello e scoprono che tra i suoi contatti c’è anche un carabiniere «infedele» in servizio alla Garbatella di Roma. L’appuntato scelto Ermanno Mazzei da ieri è agli arresti domiciliari. Perché, ritiene il gip, d’accordo con Papello ha verbalizzato una denuncia in una data antecedente quella in cui è stata realmente sporta per fare un favore all’imprenditore. Alla base dell’esposto ci sarebbe, secondo la Procura di Roma, la necessità da parte di Papello di colpire un soggetto al quale aveva emesso un assegno scoperto di 30mila euro.
È indagato, per questa vicenda, anche un carabiniere in congedo che avrebbe fatto tra tramite tra Papello e Mazzei. L’inchiesta coinvolge complessivamente 19 persone, di cui otto sottoposti agli arresti domiciliari e due in carcere, che rispondono, a vario titolo, di corruzione, falso, abuso d’ufficio, bancarotta fraudolenta. Al centro di tutte le vicende c’è sempre Papello, che oltre ad essere stato legato a diversi parlamentari, ha ricoperto anche altri svariati incarichi, tra i quali quello di consigliere di amministrazione di Anas Spa e di direttore e tesoriere della «Fondazione della Libertà per il bene comune».