Aniello Cesaro, arrestato ieri nell’ambito dell’inchiesta sugli appalti a Lusciano (Caserta) con le accuse di concorso esterno in associazione mafiosa e turbativa d’asta, al telefono con un designatore arbitrale nel 2009 si spacciò per il fratello onorevole, Luigi – per il quale è stata chiesta alla Camera, nella stessa inchiesta, l’autorizzazione all’arresto – per sollecitare la nomina di arbitri più “amichevoli” nei confronti della squadra di basket di Sant’Antimo (Napoli). La circostanza emerge dall’ordinanza di custodia cautelare emessa ieri dal gip Alessandra Ferrigno. “Chiedo scusa se la importuno”, esordisce Aniello Cesaro. “Posso permettermi di disturbarla? Sono l’onorevole Cesaro da Sant’Antimo, provincia di Napoli”. Quindi perora la sua causa: “Senta – ecco l’intercettazione testuale, ndr – io la chiamo, al di là come cittadino comune, anche se ci ho la carica e può essere in questo caso, potrebbe essere un’aggravante la carica di deputato. Però, la chiamo perché in rappresentanza di tutta la città di Sant’Antimo, per carità, io rispetto le istituzioni, rispettiamo tutti e tutta Sant’Antimo vuole rispettare le designazioni arbitrali tutto quanto. Però, tenga presente, che negli ultimi… nelle ultime settimane, negli ultimi mesi, diciamo, come designazione designazione arbitrale, abbiamo avuto degli arbitri…purtroppo, sicuramente in buona fede, per… questo non mette in dubbio la buona fede degli arbitri e la buona fede del … del designatore che è la sua persona, per carità. Però guarda caso che ci hanno danneggiato in modo abbastanza, diciamo, grave e che hanno fatto sì che purtroppo, noi, una piccola società, la piccola realtà, della Campania, non riusci…non siamo riusciti… per una partita, non siamo riusciti ad entrare nei play-off. Va bè, non fa niente. Va bene, è lo sport, siamo…siamo a posto”. ”Domenica, che abbiamo giocato e abbiamo avuto anche il campo squalificato, perchè, a disdetta di un arbitro che addirittura una persona sarebbe entrata in campo e avrebbe schiaffeggiato, avrebbe dato uno schiaffo all’arbitro. Tutto questo non c’è stato assolutamente, perchè ero anch’io presente”. Dalle indagini è emerso che in altre circostanze Aniello Cesaro avrebbe utilizzato lo studio del fratello alla Camera per incontrare persone, forse perché temeva di essere intercettato e riteneva Montecitorio un luogo sicuro

 

 

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