Una rogatoria internazionale per approfondire tanti aspetti dell’intricata vicenda, a cominciare dalla rete di collusioni e complicità. La procura di Napoli che conduce l’inchiesta sul traffico di droga dalla quale è scaturito l’arresto di Federica Gagliardi, catturata nei giorni scorsi a Fiumicino di ritorno da Caracas con 24 chili di cocaina nascosti nel bagaglio a mano, è intenzionata ad avanzare presto tale richiesta, soprattutto alla luce dei sette arresti eseguiti in Venezuela dove sono finiti in manette agenti di polizia e impiegati dell’aeroporto di Caracas. Sarebbero loro ad aver avuto contatti con la donna, consentendole tra l’altro di imbarcarsi sottraendosi ai controlli. In Venezuela sono stati arrestati un agente della Guardia Nazionale Bolivariana, un agente della polizia dello stato di Vargas, una funzionaria dell’aeroporto di Caracas e quattro impiegati di Café Olé, un fast food dello scalo aereo della capitale venezuelana. Tutti sono accusati di traffico internazionale di stupefacenti.
L’inchiesta è coordinata dal procuratore aggiunto Filippo Beatrice e dal pm della Dda di Napoli Pierpaolo Filippelli. E’ nell’ambito delle indagini della procura partenopea, nei confronti di organizzazioni camorristiche attive in provincia di Napoli, che emersero elementi decisivi che consentirono l’arresto in flagranza della Gagliardi, conosciuta come la Dama Bianca da quando partecipò, nello staff al seguito dell’allora premier Silvio Berlusconi, al G8 di Toronto e ai successivi viaggi a Panama e in Brasile. Sui soggiorni nei paesi dell’America Latina sarebbe concentrata anche l’attenzione dei pm Vincenzo Piscitelli e Henry John Woodcock, titolari dell’inchiesta su affari e appalti che sfociò, tra l’altro, nel coinvolgimento di Valter Lavitola e del presidente di Panama Ricardo Martinelli. Gagliardi è detenuta sulla base di una ordinanza di custodia emessa dal gip del Tribunale di Civitavecchia che convalidò l’arresto eseguito all’aeroporto di Fiumicino dai militari del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Napoli. Le indagini sono concentrate sul tentativo di ricostruire la rete di rapporti, in America Latina e in Italia, della Gagliardi e la destinazione della droga che,secondo le poche indiscrezioni finora trapelate, sarebbe dovuta finire nella disponibilità di più organizzazioni malavitose per alimentare le piazze di spaccio di Napoli e della capitale. La Dama Bianca al momento dell’arresto aveva detto ai finanziari di essere stata incastrata (”mi hanno fregata”) sostenendo che qualcuno aveva messo a sua insaputa la droga nel trolley e nello zainetto. Durante l’interrogatorio di garanzia davanti al gip si è avvalsa della facoltà di non rispondere. Successivamente si è diffusa l’indiscrezione che avesse intenzione di sottoporsi a un interrogatorio investigativo, che si sarebbe dovuto svolgere oggi, nel carcere di Civitavecchia davanti ai pm di Napoli. Ma tale notizia, al momento, non ha trovato conferme, né smentite: un ulteriore segno dello strettissimo riserbo imposto dagli inquirenti.