L’alunno ha sempre ricevuto maggiori attenzioni e cure da parte della maestra, rispetto agli altri bimbi della sua età, poiché seppur non certificato al momento dell’iscrizione presso la scuola materna, il piccolo presentava difficoltà cognitive e problemi comportamentali palesati dalla madre”. È quanto fa sapere l’avvocato Franzese, legale della maestra e della dirigente scolastica del bimbo con sospetto autismo escluso da una recita a scuola. “Le maggiori attenzioni e cure gli hanno permesso di fare grandi passi in avanti – sottolinea il legale – per la sua educazione e crescita, tanto è vero che la madre del piccolo si è sempre complimentata definendo gli sviluppi fatti dal minore come un vero ‘miracolo'”. “Ne è prova – spiega l’avvocato – la volontà della madre del piccolo di voler rinnovare l’iscrizione presso l’istituto scolastico per l’anno 2019/2020. Al momento dell’iscrizione la madre del piccolo non consegnò la diagnosi funzionale e l’attestazione da presentare al provveditorato al fine di garantirgli il dovuto sostegno. Per tal motivo, la dirigente unitamente all’insegnante hanno provveduto a stilare successivamente una relazione per garantire il sostegno adeguato all’alunno, consegnandola alla madre per poterla inviare al provveditorato”. “La diagnosi funzionale è un documento fondamentale per attivare il processo di integrazione, – è scritto ancora nella nota – diversamente dalla certificazione medica, non si limita ad accertare il tipo e la gravità del deficit ma pone anche in evidenza le potenzialità dell’alunno (art. 3 DPR 24/2/94). Si comprende come la mancata consegna di tali documenti non abbia consentito al dirigente scolastico e ai docenti di individuare la classe più idonea per l’inclusione dell’alunno e di stabilire le ore di sostegno necessarie. Ciononostante, sono state prese tutte le precauzioni adeguate al fine di garantire al piccolo una vita scolastica al pari degli altri allievi. Vi è prova delle continue attenzioni della docente, a mezzo comunicazioni messaggistiche, anche nel periodo antecedente alla questione che qui ci occupa”. “Tanto premesso, – annuncia l’avvocato – si precisa che il bambino non è mai stato escluso dalla recita scolastica che si terrà il giorno 20 dicembre 2019. Ne è prova la fitta corrispondenza, tra la madre del bambino e la maestra, di tanti messaggi inviati via whatsapp, per discutere della questione”. “In particolare, – informa ancora la nota – il 9 dicembre l’insegnante invitava la madre del piccolo a presentarsi a scuola per ottenere l’assenso del bimbo alla partecipazione della recita di Natale ed individuare insieme le migliori strategie per l’inclusione nell’attività teatrale, così come già avvenuto in occasione di una precedente attività laboratoriale, ove la madre non era convinta che il figlio potesse parteciparvi, viste le difficoltà cognitive e ne diede il consenso solo a seguito di premura, impegno e sollecito della docente ai fini della completa inclusione del piccolo”. “Tale esplicita richiesta di presentarsi presso l’istituto veniva fatta poiché l’insegnante, nei giorni precedenti, non era riuscita ad ottenere chiarimenti necessari sulla volontà della madre. Quest’ultima, nonostante i continui inviti, non si presentava e, pertanto, la docente è stata costretta a comunicare alla rappresentante di classe la lista del materiale vestiario occorrente per ogni singolo bambino (non la lista dei partecipanti alla recita), avendo cura di specificare che non vi fosse ancora il nominativo del piccolo, per la necessità di doversi prima interfacciare con la madre”.
“Abbiamo riconfermato il piccolo nella scuola per l’anno scolastico 2019/2020 perché non potevamo iscriverlo in una scuola pubblica ma, nel momento dell’iscrizione ci siamo raccomandati con la preside che non si ripetessero episodi accaduti l’anno precedente, e cioè dimenticanza nel cambiare i pannolini e svogliatezza nel farlo mangiare. La preside ci ha rassicurò che non sarebbe successo”. Questo il contenuto di un nuova nota diffusa in serata, la mamma del bambino di 5 anni escluso dalla recita natalizia organizzata in una scuola del Napoletano. “Tutto questo però, non è avvenuto – continua la madre del bambino affetto da iperattività regressa con ritardo cognitivo e sospetto autismo – il bambino non era seguito più degli altri bambini come afferma l’avvocato Franzese, ma la scuola si limitava a cambiargli i pannolini perché pagati extra sotto loro proposta di soluzione al nostro problema di non avere il sostegno”. La donna fa però sapere che quest’anno gli episodi si sono ripetuti: “più volte ci sono state comunicazioni da parte nostra alla preside che il piccolo non era curato adeguatamente, tanto che, una volta mi è ritornato a casa senza calzini e con le scarpe inzuppate di pipì e alla mia lamentela, mi è stato risposto dalla maestra che aveva il cambio della tuta ma non dei calzini e, invece di avvisarmi immediatamente e di farsi portare scarpe e calzini, mi ha mandato un audio dicendomi che lo avrei trovavo senza calzini e con le scarpe inzuppate di pipì, per poi concludere i suoi messaggi come al solito: ‘perdonatemi però purtroppo non dipende da me’. Mi chiedo quindi io da chi dipende”. “Altre volte – ricorda la mamma di Andrea – è successo che il piccolo è tornato a casa con il pannolino sporco e ogni volta non dipendeva da lei ed è per questo che ci siamo rivolti alla preside, la quale, accettandolo a scuola senza la legge 104 si era assunta lei tutte le responsabilità previo pagamento quota extra e, l’ennesima volta che è successo, e soprattutto con l’esclusione dalla recita, goccia che ha fatto traboccare il vaso, la preside ha detto che se siamo poco elastici la costringiamo a comunicarci di non poter tenere il bambino a scuola, ma ‘poco elastici’ significa accettare che il proprio bambino arrivi a casa sporco, digiuno, con le scarpe inzuppate di pipì o con la cacca che gli arriva fin dietro la schiena?… È successo anche questo”. Per quanto riguarda l’episodio della recita, “la maestra – spiega la mamma – non mi ha convocata più volte, ma in una conversazione velocissima lunedì pomeriggio, inerente all’incontro mattutino che avemmo quando accompagnai Andrea a scuola, mi disse ‘stamattina mi sono dimenticata di dirvi di portare le salviette imbevute se domani me le portate così parliamo della recita’. A prescindere che non c’era niente da parlare poiché io a inizio anno dissi che mio figlio doveva partecipare a tutto, il mio piccolo l’indomani non andò a scuola perché raffreddato e la maestra invece di chiamarmi, informa un’altra mamma e pubblica la lista senza il nome di mio figlio, dicendomi successivamente, dopo la mia sfuriata, che lo avrebbe inserito ‘se proprio ci tenevo’ e sempre successivamente, a fatto già avvenuto, mi ha detto che non gli aveva fatto nemmeno la foto di Natale come a tutti gli altri giustificandosi che mi chiedeva di tenerlo fermo per scattargliela, ma questo, perché non me lo ha detto prima dell’accaduto, quando l’ ha scattata a tutti gli altri bambini? Concludo dicendo che in un messaggio audio alla maestra ho fatto presente che ‘ero stata sempre tollerante ma che mi stavo scocciando della situazione’, quindi non sono mai stata contenta e, quando parlavo del fatto che Andrea stesse migliorando, era per raccontare dei risultati del bambino e non per dare il merito a loro, era una parola di sfogo di una mamma”. “L’Istituto – fa sapere l’avvocato Sergio Pisani, legale della mamma del bambino – con l’intervento del suo legale con la stampa ha perso l’occasione per chiedere scusa alla famiglia”.
“La dirigente scolastica ha accolto l’allievo da febbraio 2019. L’alunno ha sempre ricevuto maggiori attenzioni e cure da parte della maestra, rispetto agli altri bimbi della sua età, poiché seppur non certificato al momento dell’iscrizione presso la scuola materna, il piccolo presentava difficoltà cognitive e problemi comportamentali palesati dalla madre”. È quanto fa sapere l’avvocato Franzese, legale della maestra e della dirigente scolastica del bimbo con sospetto autismo escluso da una recita a scuola. “Le maggiori attenzioni e cure gli hanno permesso di fare grandi passi in avanti – sottolinea il legale – per la sua educazione e crescita, tanto è vero che la madre del piccolo si è sempre complimentata definendo gli sviluppi fatti dal minore come un vero ‘miracolo'”. “Ne è prova – spiega l’avvocato – la volontà della madre del piccolo di voler rinnovare l’iscrizione presso l’istituto scolastico per l’anno 2019/2020. Al momento dell’iscrizione la madre del piccolo non consegnò la diagnosi funzionale e l’attestazione da presentare al provveditorato al fine di garantirgli il dovuto sostegno. Per tal motivo, la dirigente unitamente all’insegnante hanno provveduto a stilare successivamente una relazione per garantire il sostegno adeguato all’alunno, consegnandola alla madre per poterla inviare al provveditorato”. “La diagnosi funzionale è un documento fondamentale per attivare il processo di integrazione, – è scritto ancora nella nota – diversamente dalla certificazione medica, non si limita ad accertare il tipo e la gravità del deficit ma pone anche in evidenza le potenzialità dell’alunno (art. 3 DPR 24/2/94). Si comprende come la mancata consegna di tali documenti non abbia consentito al dirigente scolastico e ai docenti di individuare la classe più idonea per l’inclusione dell’alunno e di stabilire le ore di sostegno necessarie. Ciononostante, sono state prese tutte le precauzioni adeguate al fine di garantire al piccolo una vita scolastica al pari degli altri allievi. Vi è prova delle continue attenzioni della docente, a mezzo comunicazioni messaggistiche, anche nel periodo antecedente alla questione che qui ci occupa”. “Tanto premesso, – annuncia l’avvocato – si precisa che il bambino non è mai stato escluso dalla recita scolastica che si terrà il giorno 20 dicembre 2019. Ne è prova la fitta corrispondenza, tra la madre del bambino e la maestra, di tanti messaggi inviati via whatsapp, per discutere della questione”. “In particolare, – informa ancora la nota – il 9 dicembre l’insegnante invitava la madre del piccolo a presentarsi a scuola per ottenere l’assenso del bimbo alla partecipazione della recita di Natale ed individuare insieme le migliori strategie per l’inclusione nell’attività teatrale, così come già avvenuto in occasione di una precedente attività laboratoriale, ove la madre non era convinta che il figlio potesse parteciparvi, viste le difficoltà cognitive e ne diede il consenso solo a seguito di premura, impegno e sollecito della docente ai fini della completa inclusione del piccolo”. “Tale esplicita richiesta di presentarsi presso l’istituto veniva fatta poiché l’insegnante, nei giorni precedenti, non era riuscita ad ottenere chiarimenti necessari sulla volontà della madre. Quest’ultima, nonostante i continui inviti, non si presentava e, pertanto, la docente è stata costretta a comunicare alla rappresentante di classe la lista del materiale vestiario occorrente per ogni singolo bambino (non la lista dei partecipanti alla recita), avendo cura di specificare che non vi fosse ancora il nominativo del piccolo, per la necessità di doversi prima interfacciare con la madre”.
“Abbiamo riconfermato il piccolo nella scuola per l’anno scolastico 2019/2020 perché non potevamo iscriverlo in una scuola pubblica ma, nel momento dell’iscrizione ci siamo raccomandati con la preside che non si ripetessero episodi accaduti l’anno precedente, e cioè dimenticanza nel cambiare i pannolini e svogliatezza nel farlo mangiare. La preside ci ha rassicurò che non sarebbe successo”. Questo il contenuto di un nuova nota diffusa in serata, la mamma del bambino di 5 anni escluso dalla recita natalizia organizzata in una scuola del Napoletano. “Tutto questo però, non è avvenuto – continua la madre del bambino affetto da iperattività regressa con ritardo cognitivo e sospetto autismo – il bambino non era seguito più degli altri bambini come afferma l’avvocato Franzese, ma la scuola si limitava a cambiargli i pannolini perché pagati extra sotto loro proposta di soluzione al nostro problema di non avere il sostegno”. La donna fa però sapere che quest’anno gli episodi si sono ripetuti: “più volte ci sono state comunicazioni da parte nostra alla preside che il piccolo non era curato adeguatamente, tanto che, una volta mi è ritornato a casa senza calzini e con le scarpe inzuppate di pipì e alla mia lamentela, mi è stato risposto dalla maestra che aveva il cambio della tuta ma non dei calzini e, invece di avvisarmi immediatamente e di farsi portare scarpe e calzini, mi ha mandato un audio dicendomi che lo avrei trovavo senza calzini e con le scarpe inzuppate di pipì, per poi concludere i suoi messaggi come al solito: ‘perdonatemi però purtroppo non dipende da me’. Mi chiedo quindi io da chi dipende”. “Altre volte – ricorda la mamma di Andrea – è successo che il piccolo è tornato a casa con il pannolino sporco e ogni volta non dipendeva da lei ed è per questo che ci siamo rivolti alla preside, la quale, accettandolo a scuola senza la legge 104 si era assunta lei tutte le responsabilità previo pagamento quota extra e, l’ennesima volta che è successo, e soprattutto con l’esclusione dalla recita, goccia che ha fatto traboccare il vaso, la preside ha detto che se siamo poco elastici la costringiamo a comunicarci di non poter tenere il bambino a scuola, ma ‘poco elastici’ significa accettare che il proprio bambino arrivi a casa sporco, digiuno, con le scarpe inzuppate di pipì o con la cacca che gli arriva fin dietro la schiena?… È successo anche questo”. Per quanto riguarda l’episodio della recita, “la maestra – spiega la mamma – non mi ha convocata più volte, ma in una conversazione velocissima lunedì pomeriggio, inerente all’incontro mattutino che avemmo quando accompagnai Andrea a scuola, mi disse ‘stamattina mi sono dimenticata di dirvi di portare le salviette imbevute se domani me le portate così parliamo della recita’. A prescindere che non c’era niente da parlare poiché io a inizio anno dissi che mio figlio doveva partecipare a tutto, il mio piccolo l’indomani non andò a scuola perché raffreddato e la maestra invece di chiamarmi, informa un’altra mamma e pubblica la lista senza il nome di mio figlio, dicendomi successivamente, dopo la mia sfuriata, che lo avrebbe inserito ‘se proprio ci tenevo’ e sempre successivamente, a fatto già avvenuto, mi ha detto che non gli aveva fatto nemmeno la foto di Natale come a tutti gli altri giustificandosi che mi chiedeva di tenerlo fermo per scattargliela, ma questo, perché non me lo ha detto prima dell’accaduto, quando l’ ha scattata a tutti gli altri bambini? Concludo dicendo che in un messaggio audio alla maestra ho fatto presente che ‘ero stata sempre tollerante ma che mi stavo scocciando della situazione’, quindi non sono mai stata contenta e, quando parlavo del fatto che Andrea stesse migliorando, era per raccontare dei risultati del bambino e non per dare il merito a loro, era una parola di sfogo di una mamma”. “L’Istituto – fa sapere l’avvocato Sergio Pisani, legale della mamma del bambino – con l’intervento del suo legale con la stampa ha perso l’occasione per chiedere scusa alla famiglia”.