”La camorra e’ un mostro che si rigenera. Noi lottiamo per tagliarle le mani”. A parlare e’ Ferdinando Rossi, da dicembre 2012 capo della Squadra Mobile della questura di Napoli. Nell’hinterland vesuviano ‘Gomorra’ cambia pelle, si compone e scompone in nuovi cartelli mossi dall’unico interesse che fa aprire il fuoco alle pistole dei clan: la droga.
”Con una fredda statistica -spiega Rossi all’Adnkronos- si puo’ dire che c’e’ una flessione rispetto agli anni di sangue della camorra anni 80, ma la guerra non e’ finita”. A preoccupare gli investigatori e’ anche l’eta’ media delle nuove leve, con i giovani camorristi ”che spesso hanno solo 20 anni”. ”E’ la droga -spiega Rossi- la causa principale della criminalita’ a Napoli e provincia. Non solo la gestione delle piazze di spaccio ma anche il ‘rifornimento’ di altre zone fuori Campania, in particolare Lazio e Puglia, regioni nelle quali l’attivita’ della camorra ha conquistato spazi importanti”. Nelle attivita’ dei camorristi ”e’ forte anche il riciclaggio, le estorsioni e i casi di infitrazione nella pubblica amministrazione, soprattutto in alcune aree del territorio campano”. Dal suo ufficio al terzo piano di via Medina, il capo della Mobile traccia la mappa della camorra vesuviana: ”C’e’ una polverizzazione dei cartelli criminali. Nelle aree di Napoli e provincia insistono diverse organizzazioni criminali, piu’ o meno strutturate. I gruppi piu’ forti sono 20, e si rifanno in qualche modo a latitanti piu’ importanti come Marco Di Lauro, Angelo Cuccaro e Mario Riccio, senza dimenticare cartelli storici come il clan Contini, i Polverino, i Fabbrocino e i Nuvoletta nell’hinterland vesuviano”. Nella galassia della camorra, ”altri gruppi si creano e si distruggono, nel giro di pochi mesi, anche perche’ mettiamo in gabbia i loro affiliati”. A volte ”i componenti di gruppi decimati, uscendo dal carcere, cercano di riciclarsi”.












