Il Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale ha visitato tre grandi istituti penitenziari della Campania: Bellizzi Irpino, Benevento, Santa Maria Capua Vetere (quest’ultimo con quasi 1000 detenuti). A Santa Maria Capua Vetere, inoltre, per la prima volta il Garante nazionale ha visitato il carcere militare. “Abbiamo chiamato questa missione Campania 1 – spiega Mauro Palma, Presidente del Collegio del Garante nazionale – perché dovremo esaminare altre zone della regione prima di produrre un rapporto complessivo”. + stata fatta anche una visita mirata al carcere di Salerno, sono state viste le Camere di sicurezza di Questura e Carabinieri e una casa di accoglienza per detenute madri di Avellino. In positivo il Garante nazionale ha verificato la qualità professionale di direttori e comandanti di reparto delle strutture ed il livello di vita detentiva, con molti progetti di reinserimento sociale e lavorativo. Gli aspetti di maggiore criticità hanno riguardato i rapporti con le Asl per la tutela della salute dei detenuti e le problematiche legate ai diversi circuiti carcerari (Alta sicurezza, reparti protetti e così via) che comportano diversi regimi di sicurezza (diversa organizzazione della vita quotidiana diversi orari di apertura delle celle, scuole e accesso ai passeggi separati, e così via) e chiedono ai dirigenti e al personale un sforzo maggiore. Altre criticità riguardano i rapporti col territorio in cui queste carceri si trovano. A Bellizzi Irpino, sottolinea il Garante, è difficile raggiungere la struttura con i mezzi pubblici, con conseguenze per il personale, per i parenti e per i volontari, per questo si è impegnato a sollevare il problema con il Comune. Invece, a Santa Maria Capua Vetere l’Istituto non è allacciato alla rete idrica, con conseguenti e comprensibili gravi problemi. Ora sembra che la Regione abbia stanziato i fondi e si intraveda la soluzione. “La delegazione – precisa infine Mauro Palma – ha esaminato registri, documenti, fascicoli personali: tale è infatti prerogativa della propria funzione. Lo ha fatto tenendo bene a mente il suo primario compito di prevenire possibili maltrattamenti e situazioni detentive che possano essere non in linea con l’assoluto precetto di tutelare la dignità di ogni persona. Questo vale per il carcere così come per le camere di sicurezza. Su alcuni limitati casi specifici ha approfondito le situazioni riferite o riscontrate con le autorità responsabili. Da parte di tutti gli interlocuzioni ha ricevuto un’ottima collaborazione”.


 

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