In manette 11 affiliati al clan D’Alessandro. I carabinieri della compagnia di Castellammare di Stabia, guidati dal maggiore Donato Pontassuglia, hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Napoli su richiesta del sostituto procuratore Giuseppe Cimmarotta della Dda nei confronti di 11 indagati residenti al rione Savorito e ritenuti responsabili a vario titolo di estorsione aggravata in concorso, associazione finalizzata al traffico di stupefacenti aggravata dalla finalità di agevolare il clan D’Alessandro, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti in concorso. La notte del 7 dicembre scorso, in quello stesso quartiere bunker dove lo spaccio è controllato dagli Imparato, fu bruciato un falò dell’Immacolata con uno striscione di minacce contro i collaboratori di giustizia e un manichino impiccato.
Lo spaccio di droga era il business principale gestito dai “Paglialone”, con vendita di hashish, marijuana e cocaina. La piazza era controllata tutto il giorno da vedette in scooter elettrici e, dopo gli arresti, i pusher venivano costantemente sostituiti. Uno degli episodi ricostruiti riguarda un tossicodipendente, picchiato per aver comprato droga da spacciatori rivali, ma poi riabilitato dal boss perché cliente abituale. Parte degli incassi dello spaccio andava nelle casse del clan D’Alessandro. Diversi sono stati i sequestri di armi, con le indagini partite da un’estorsione: il clan aveva imposto la fornitura di estintori ad un negoziante. Inoltre, alcuni degli Imparato faceva leva sulla forza del clan per recuperare crediti, anche da affiliati ad altre cosche. In carcere sono finiti i boss Michele Imparato “zì Peppe” e suo fratello Salvatore “Totore ‘o paglialone”, insieme a Ciro Amodio, Nicola Capasso, Gregorio Cesarano, Giovanni Di Maio, Giovanni Longobardi, Francesco Massa e Silvio Onorato. Obbligo di dimora fuori dalla Campania per Pasquale Cabriglia, Catello D’Auria e Domenico Fortunato. Indagate a piede libero altre sei persone.