”Ci hanno bruciato tutto, non abbiamo piu’ niente, e’ finita: 6-7 mesi fa hanno sparato 10 colpi di arma da fuoco nella mia auto, quasi un anno fa hanno dato alle fiamme la porta della mia abitazione. Niente, chiudiamo tutto, i nostri negozi, qui non c’e’ piu’ sicurezza”. Cosi’ Davide Imberbe, imprenditore di Portici (Napoli), iscritto ad un’associazione anti racket, il cui deposito e’ stato incendiato lunedi’ scorso.

In un’intervista trasmessa oggi dal Tg2 e nelle edizioni regionali della TgR-Rai della Campania, Imberbe denuncia: ”Non possiamo piu’ andare avanti, dopo 10-12 anni non ce la facciamo piu’, ho 2 bambini e una moglie, lo Stato ha sempre perso contro la camorra. Si’, in passato siamo stati protetti, aiutati, poi dopo, come tutte le cose, lo Stato c’e’ per un tempo, la camorra esiste sempre. Quando loro, le forze dell’ordine, fanno degli arresti, c’e’ gia’ chi li sostituisce. Per noi non cambia niente: se tu pagavi continui a pagare, invece di pagare ad una persona paghi ad un’altra; in questa zona il clan piu’ forte e’ quello dei Vollaro, sempre loro sono, sono i piu’ forti, e si fanno pagare. Per ribellarci ecco il risultato: dopo tanti anni di lavoro ce ne stiamo andando a casa, con 130 operai che vanno tutti quanti a casa, 130 operai. Io so che ora faranno uno sciopero, ma non serve a niente, la camorra esiste, c’e’, si fa vedere, si tocca, ora vedrete che nei prossimi giorni sui nostri supermercati metteremo un cartello: chiuso per camorra”, conclude l’imprenditore.

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