Un bagliore, le fiamme, e dopo pochi secondi l’esplosione. Vanno a fuoco due automobili parcheggiate lungo il marciapiedi di via Janfolla, a Miano. Ci vorrà poco a capire che non si è trattato di un incidente, e all’arrivo delle forze dell’ordine si scoprirà che quelle macchine sono intestate a due donne che portano un cognome pesante: Lo Russo. Distrutte dal rogo (di chiara matrice dolosa) una Fiat 500 L e una Fiat 500 X intestate alla moglie e alla figlia del boss Mario Lo Russo, che si è recentemente pentito e che collabora con la Direzione distrettuale antimafia. Erano le 3,50 dell’altra notte quando si è consumato il raid. Proprio sotto le finestre dell’abitazione delle due donne qualcuno, indisturbato, si è armato di una tanica di benzina e ha cosparso di liquido infiammabile le due autovetture, nuove di zecca. Il danno ammonta a circa 40mila euro. Sul posto, oltre ai vigili del fuoco, anche gli agenti del commissariato Scampia con i colleghi della Squadra mobile, che hanno avviato le indagini. Non sarà facile risalire agli attentatori: nella zona non ci sono telecamere di videosorveglianza e – considerato il delicato momento che sta attraversando il clan dei «capitoni», allo sbando dopo la serie di arresti che ne hanno decapitato il vertice e anche in conseguenza del pentimento di alcuni suoi esponenti di rilievo. Eppure gli investigatori già si muovono seguendo piste precise. Due le ipotesi al momento battute. La prima porta ad una sorta di regolamento di conti interno al gruppo criminale. Il raid incendiario sarebbe un chiaro tentativo intimidatorio portato alla moglie e alla figlia dell’ultimo personaggio di spicco della storica famiglia dei Lo Russo. Entrambe le donne, poi, avrebbero rinunciato ad aderire al programma di protezione offerto dallo Stato ai familiari di chi decide di avviare un percorso di collaborazione con la magistratura. La seconda pista conduce invece verso gli ambienti criminali della zona, che mai come in questo momento appaiono fluidi e pronti ad un generale riassestamento dei vari cartelli camorristici. Per questo i riflettori sono puntati verso soggetti vicini al gruppo dei Licciardi, uno dei più attivi e pronti a conquistare nuovi spazi e fette di territorio dell’area nord di Napoli.