Un anno e sei mesi di reclusione per minacce aggravate dal metodo mafioso: è la richiesta di pena avanzata dal pm della Dda di Napoli Antonello Ardituro nei confronti di tre imputati accusati di intimidazioni nei confronti dello scrittore Roberto Saviano e della giornalista Rosaria Capacchione. Si tratta delle stesse pene proposte a conclusione di una prima requisitoria, il 19 maggio scorso: in seguito alla decisione del boss del clan dei Casalesi Antonio Iovine di collaborare con la giustizia, Ardituro aveva infatti chiesto la riapertura del dibattimento per interrogare il pentito che era stato poi ascoltato in videoconferenza. Gli imputati per cui è stata chiesta la condanna, sono il boss del clan dei Casalesi Francesco Bidognetti e gli avvocati Michele Santonastaso e Carmine D’Aniello. Il pm ha invece proposto l’assoluzione per Iovine. Nel corso della requisitoria, Ardituro ha sottolineato, tra l’altro, i metodi corruttivi adottati dal clan dei Casalesi per la soluzione dei problemi giudiziari dei suoi esponenti, ricordando casi di falsi alibi forniti ai giudici e di periti corrotti dalla cosca. La vicenda al centro del processo risale al marzo 2008 quando davanti alla Corte d’assise di appello era in corso il processo Spartacus. Santonastaso, che assieme a D’Aniello assisteva Bidognetti e Iovine (quest’ultimo all’epoca ancora latitante) lesse in aula una lettera firmata dai due boss con cui si chiedeva il trasferimento del processo in altra città per legittimo sospetto. Il testo della lettera conteneva riferimenti minacciosi nei confronti della giornalista e dello scrittore, nonché dei magistrati Raffaele Cantone e Federico Cafiero de Raho.

 

 

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