NAPOLI – La gestione delle ditte di noleggio di giochi elettronici nel territorio di San Giorgio a Cremano (Napoli) era completo appannaggio della famiglia Troia, capeggiata da Vincenzo Troia, il quale, forte delle sue alleanze con le consorterie camorristiche di Barra e San Giovanni a Teduccio aveva soppiantato lo storico clan Abate, detti anche ‘Cavallari’.
Con questa accusa, formulata dalla Dda presso la Procura di Napoli, i carabinieri del gruppo di Torre Annunziata (Napoli) hanno dato esecuzione a una ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Napoli nei confronti di quattro indagati accusati di estorsione e ricettazione aggravate dal metodo mafioso. Vincenzo Troia, uno dei quattro destinatari della misura, si trova attualmente in carcere poiché gravemente indiziato per gli omicidi del 13 gennaio 2011 a San Giorgio a Cremano di Lucio Formicola (nell’agguato morì anche il meccanico Vincenzo Liguori, vittima innocente della guerra tra clan) e dell’8 gennaio 2012 di Mario Leone. Il gruppo criminale guidato da Troia, secondo l’accusa, estorceva sistematicamente denaro ai noleggiatori, secondo una percentuale proporzionale al numero di apparati disponibili sul territorio di cui avevano pieno controllo.
Gli affiliati decidevano chi doveva installare tali congegni, costringendo i noleggiatori che non si sottoponevano al pizzo a rimuovere le macchinette e ‘sponsorizzando’ gli imprenditori che estorcevano con i proprietari dei bar ove erano installate le apparecchiature. In una occasione gli emissari di Troia (in quel momento appena uscito dal carcere) contattarono un imprenditore chiedendo di riprendere la corresponsione del pizzo nel frattempo interrottasi per la detenzione dell’uomo, riproponendola al rialzo. L’imprenditore, già stremato dalla precedente dazione, non volle aderire alla richiesta ed ebbe per risposta il distacco delle apparecchiature dell’esercizio commerciale. L’attività, basata principalmente su prolungate attività di intercettazioni ambientali, video e telefoniche, suffragata dalla collaborazione di due collaboratori di giustizia, ha consentito di individuare circa 30 episodi estorsivi commessi ai danni di due imprenditori del settore, con profitti illeciti superiori ai 40 mila euro.