I carabinieri del nucleo investigativo di Napoli stanno eseguendo un decreto di confisca di beni mobili e immobili – per un valore stimato in circa 1,5 milioni di euro – emesso dal Tribunale di Napoli su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia partenopea. I beni sono riconducibili a un pregiudicato ritenuto contiguo al clan camorristico dei “Contini”, operante nel centro storico di Napoli, arrestato dai carabinieri nel 2012 e condannato in via definitiva per associazione finalizzata al traffico di stupefacenti aggravata dall’ingente quantitativo e da finalità mafiose. Durante indagini patrimoniali i militari hanno documentato la sproporzione tra i redditi dichiarati dall’uomo e i suoi possedimenti (svariati appartamenti, rapporti bancari e auto) considerati acquistati con il ricavato delle attività illecite. In base alle dichiarazioni dei redditi poteva vivere a malapena: in realtà era in possesso di beni per 1,5 milioni di euro, tra cui otto appartamenti, una autovettura e ben sette conti correnti accesi in vari istituti di credito, a Napoli e in provincia. Sono questi gli averi che i carabinieri hanno confiscato su decreto del gip di Napoli emesso su richiesta della Dda partenopea al pregiudicato – ritenuto contiguo al clan camorristico Contini – Maurizio Cella, 39 anni, napoletano, condannato con sentenza definitiva alla pena di 9 anni per spaccio e traffico di stupefacenti. Nel corso di indagini patrimoniali eseguite sul conto del 39enne e dei suoi familiari, i militari del nucleo investigativo di Napoli hanno accertato la “non comune consistenza del patrimonio di beni, intestati o nella disponibilità dell’uomo”, rilevando che ne era entrato in possesso nel periodo in cui aveva commesso i reati per i quali è stato condannato e cioè a partire dal 2006. Al riguardo sono stati analizzati i bilanci del suo nucleo familiare, bilanci che hanno confermato in taluni casi la sostanziale assenza di reddito e comunque “l’assoluta sproporzione” dei beni con le fonti di reddito lecite dell’intero nucleo familiare.


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