Le aggressioni al personale medico, specie dei Pronto Soccorso, sono all’ordine del giorno. Una situazione che diventa sempre meno sostenibile. L’ultimo caso è stato registrato all’ospedale Loreto Mare di Napoli: per un’attesa durata pochi minuti ma considerata troppo lunga, schiaffi in pieno volto, pugni, insulti e minacce a un medico. Nel cuore della notte, intorno alle 2, un uomo con una colica renale, accompagnato dal padre, è giunto in pronto soccorso all’ospedale di via Vespucci. Codificato con il codice verde ha atteso alcuni minuti. Nonostante l’ora al Loreto vi erano una decina di persone in attesa di visita tra cui anche codici a maggiore gravità. Dopo pochi minuti di attesa il padre del paziente si è alzato e si è diretto verso il medico di turno, un chirurgo, picchiandolo con schiaffi pugni e calci. Il camice bianco non ha reagito per evitare il peggio. Si è fatto refertare e nonostante l’umiliazione gratuita subita ha continuato e concluso il turno fino a stamattina per tornare a casa distrutto fisicamente e moralmente. I sindacati della dirigenza medica non ci stanno e questa volta, l’ennesima di una escalation che non sembra avere fine, chiedono qualcosa di più degli attestati di solidarietà. “La solidarietà la possiamo esprimere noi – avverte Lino Pietropaolo responsabile aziendale della Cisl medici – che siamo colleghi e condividiamo questo assurdo destino di dover lavorare duramente e in condizioni di disagio a favore dell’utenza per poi prendere botte senza motivo per pochi minuti di attesa in un pronto soccorso affollato. Chiediamo alla direzione generale e alle istituzioni preposte, come abbiamo già fatto per iscritto in queste settimane e prima di questa aggressione, di garantire la sicurezza nei Pronto soccorso. Al collega, insieme agli altri sindacati della dirigenza medica (Cimo-Fesmed, Anaao, Anpo) offriamo il patrocinio legale gratuito e ogni tipo di assistenza. Abbiamo ormai superato ogni argine – continua Pietropaolo – questi episodi si susseguono a ritmo impressionante e sono anni che invochiamo un tavolo in cui studiare i fatti, e mettere a punto soluzioni a breve, medio e lungo termine. Ma mai ci siamo ritrovati convocati per sentire quello che abbiamo da dire e le nostre proposte. Ogni decisione passa sulla nostra testa e apprendiamo dai giornali iniziative che possono anche essere giuste ma non sono mai condivise da noi che siamo gli unici a subire ogni giorno le difficoltà delle carenze di personale e strutturali che incidono eccome su un fenomeno che, ne siamo consapevoli, trova radici nel cuore della società come anche in una narrazione della Sanità che sembra indicare in noi operatori i responsabili di tutte le difficoltà assistenziali”.
“Gli operatori sanitari si sentono sotto assedio: da un lato di un’utenza sempre più selvaggia che pretende un’assistenza immediata in pronto soccorso ed è pronta a scagliarsi con violenza sugli operatori di turno, dall’altra di una organizzazione sanitaria che alla prima critica pubblica, anche giusta e costruttiva, avvia i procedimenti disciplinari verso i camici bianchi dai quali si pretende il silenzio secondo regole di comportamento che non ammettono lamentele”.