Raffaele Cutolo ”libero o con la revisione del carcere duro? Sarebbe non solo la resa dello Stato, ma offrire la possibilità della ricostruzione di un pericolo criminale vero, effettivo, concreto”. Lo afferma al Mattino il procuratore della Repubblica Federico Cafiero De Raho, già esponente dell’antimafia di Napoli, commentando la petizione online per far tornare in libertà il boss. ”Raffaele Cutolo – spiega De Raho – è in grado, a 73 anni, di ricostruire un assetto criminale nella camorra campana, e non solo. Il boss libero vanterebbe ancora seguaci. C’è un suo uomo superlatitante da trent’anni.

Si chiama Pasquale Scotti, l’uomo-chiave del collegamento criminale nel patto che Raffaele Cutolo definì tra camorra-Br e servizi segreti, cioè pezzi di Stato, a partire dal sequestro di Ciro Cirillo”. Farlo tornare in libertà, aggiunge, significa ”ipotecare pesantemente il futuro del contrasto alle mafie”. ”Se l’Italia del sud è così come ce la ritroviamo, con intere regioni sotto un dominio criminale capace di tessere infiltrazioni perfino sul sistema economico di Paesi esteri, è perché siamo ancora a metà dell’opera del contrasto alle mafie. Anzi, costretti a superare ritardi e difficoltà”. ”A partire dagli anni Ottanta – ricorda -, lo Stato ha ottenuto faticosamente molte vittorie sul fronte della guerra alle cosiddette ‘ali militari’ delle mafie. Restano ancora inesplorati molti sentieri investigativi che riconducono alla geografia degli anni Ottanta quando forzieri dell’economia criminale furono aperti grazie al potente attivismo del boss Raffaele Cutolo”. A Cutolo, aggiunge, resta ”di iniziare a collaborare, di riferire tutto quel che accadde in quegli anni Ottanta e Novanta nel rapporto tra pezzi dello Stato, servizi segreti e affari della ricostruzione. Oltre, naturalmente, ad altre pagine ancora oscure della sua carriera criminale. Ma stavolta senza fingere pentimenti di circostanza”.

 

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