Nel carcere di Poggioreale, a Napoli, un detenuto, appena terminato il colloquio con il proprio avvocato, ha improvvisamente distrutto una bacheca e, armatosi di una scheggia di vetro, ha minacciato i presenti, tra i quali diversi legali ed un magistrato. L’intervento immediato della Polizia Penitenziaria “ha scongiurato ulteriori tensioni: gli Agenti sono stati bravi a gestire con grande professionalità l’improvviso ed imprevedibile evento critico. Il detenuto è però passato dalle minacce al personale di Polizia ad atti di autolesionismo, procurandosi profondi tagli alle braccia e al corpo. L’azione di persuasione a desistere da tali comportamenti messa in atto dal personale del Corpo ha avuto successo ed il detenuto si è arreso”. Lo riferisce, ricostruendo quanto avvenuto nella sala colloqui ‘giudici-avvocati’ il segretario nazionale del Sappe, Sindacato autonomo di Polizia Penitenziaria, Emilio Fattorello che parla di “momenti di alta tensione”. L’episodio “a poche ore dalle violenze contro gli Agenti di Polizia Penitenziaria in servizio ad Avellino, è a Napoli Poggioreale”. A Poggioreale, spiega Fattorello, “tutti i presenti si sono complimentati con i colleghi che, senza ricorrere alla forza, sono riusciti a riportare alla calma il soggetto e a farlo medicare. Il recluso, di origine napoletana e di quarantadue anni, è un pluripregiudicato e risulta non nuovo a tali gesti. I complimenti del Sappe vanno ai colleghi del Reparto “Giudici Avvocati” del carcere di Poggioreale a Napoli che hanno saputo gestire i momenti di alta tensione con spiccato senso del dovere ed evitando gravi conseguenze: questa è la quotidianità degli appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria”. “Quella che si è verificata a Poggioreale è stata l’ennesima esperienza allucinante gestita con grande sangue freddo e professionalità dai bravi Agenti di Polizia Penitenziaria”, conclude il Segretario Generale Sappe Donato Capece. “Ribadisco quel che il primo Sindacato della Polizia Penitenziaria, il Sappe, sostiene da tempo. Non ci si ostini a vedere le carceri con l’occhio deformato dalle preconcette impostazioni ideologiche, che vogliono rappresentare una situazione di normalità che non c’è affatto: la realtà quotidiana ci dice altro e conferma come la tensione che continua a caratterizzare le carceri, al di là di ogni buona intenzione sia costante. Le carceri sono più sicure assumendo gli Agenti di Polizia Penitenziaria che mancano, finanziando gli interventi per potenziare i livelli di sicurezza delle carceri. Altro che la vigilanza dinamica, che vorrebbe meno ore i detenuti in cella senza però fare alcunché”, conclude