Nel ricordo di Maria Baratto. E’ così che hanno deciso di trascorre l’8 marzo gli operai del comitato di lotta cassintegrati e licenziati Fiat. Maria Baratto era una delle tante operaie della Fiat di Pomigliano trasferite al reparto logistico di Nola. In fabbrica, però, non è mai riuscita a tornarci. Anni di cassa integrazione l’hanno consumata lentamente fino ad annientarla. La mattina del 23 maggio 2014 decise quindi di farla finita accoltellandosi al ventre. Stamattina, alle prima luci dell’alba, gli operai si sono recati ai cancelli del reparto logistico di Nola e lì hanno affisso un volantino con la foto di Maria Non dimenticheremo mai Maria e gli altri compagni uccisi dalla precarietà – hanno scritto – basta suicidi padronali, cassa integrazione e licenziamenti politici. E’ proprio per la protesta inscenata dopo il suicidio di Maria Baratto che i cinque operai del comitato si guadagnarono, sempre nel 2014, il licenziamento. A breve ci sarà l’udienza di appello dopo che in primo grado il giudice aveva confermato il licenziamento. Gli stessi operai sono attualmente in corsa per le comunali di Napoli. Hanno iniziato la raccolta firme per creare una lista di soli operai alla guida della quale ci sarà Mimmo Mignano. Molti lo ricorderanno sicuramente come l’operaio che rimase appollaiato sulla gru di piazza municipio per più di una settimana in attesa dell’arrivo di Renzi. L’iniziativa di stamane degli operai Fiat sembra un po’ riportare indietro le lancette del tempo e della storia a quando l’8 marzo era la Giornata Internazionale dell’Operaia. Contrariamente a quanti molti credono, infatti, l’8 marzo non nasce come giornata commemorativa per ricordare delle lavoratrici morte nell’inesistente rogo di una fabbrica di New York. L’8 marzo nasce invece come giornata di lotta, in ricordo di quel’8 marzo 1917 durante il quale, a San Pietroburgo, una grossa manifestazione contro la guerra, che vedeva in testa centinaia di donne, accese la miccia della rivoluzione di febbraio e per la caduta dello zarismo.
Luca Leva