Il ministero della Salute si è costituito parte civile al processo, davanti al Tribunale di Napoli, nei confronti di 10 imputati, amministratori di case farmaceutiche italiane, accusati di omicidio colposo plurimo in relazione a numerosi decessi dovuti, secondo l’accusa, a trasfusioni o somministrazione di emoderivati da sangue infetto. Si tratta di vicende risalenti al periodo tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90. L’istanza di costituzione di parte civile, deliberata ieri, porta la firma del sottosegretario Graziano Delrio. Il ministero avanza una richiesta di risarcimento di 55 milioni di euro. Nel corso della prima udienza si sono costituiti parte civile anche la Libera Associazione genitori emofilici del Veneto ”Antonio Valiante”, il Comitato 210-92, l’Associazione politrasfusi e Federazione delle associazioni emofilici (FedEmo), nonché i familiari dei pazienti deceduti, assistiti dai legali dello studio torinese Ambrosio e Commodo. Il processo riprenderà il 3 ottobre. Gli imputati sono amministratori di aziende come la Sclavo, il gruppo Marcucci, Farmabiagini e Aima Derivati. Il procedimento ha avuto un iter tormentato: dopo le indagini avviate dalla procura di Napoli all’inizio degli anni Novanta, gli atti furono trasmessi a Roma, poi al tribunale di Trento e successivamente nuovamente trasferiti nel capoluogo partenopeo. Le contestazioni riguardano l’uso di sangue prelevato da individui a rischio in un periodo in cui non esistevano test specifici contro l’Aids e l’epatite B e C.