“Vittorio Pisani, l’ex capo della Squadra Mobile di Napoli, non e’ mai stato intercettato”. E’ quanto ha riferito questa mattina in aula l’ispettore Stefano Serpico, sentito come testimone nell’ambito del processo a carico del dirigente di polizia accusato di favoreggiamento personale nell’ambito dell’inchiesta su un giro di milioni di euro riciclati dalla camorra in ristoranti soprattutto del Lungomare partenopeo.

Oltre a Pisani sono imputati imprenditori, in particolare la famiglia Iorio, e i fratelli Potenza, eredi dell’ex contrabbandiere e usuraio Mario Potenza i quali, secondo l’accusa, aveva contatti con l’ex capoclan di Miano, Salvatore Lo Russo, da qualche mese collaboratore di giustizia. Prima di Serpico e’ stato ascoltato il capo della Dia di Napoli, Maurizio Vallone. Interrogato dai pubblici ministeri Sergio Amato ed Enrica Parascandolo, Vallone ha ricostruito la genesi dell’indagine. “Tutto e’ nato da una informativa del 3 novembre del 2010 con la quale la quale la Direzione distrettuale antimafia segnalava commistioni tra i Potenza, gli Iorio e la camorra. per questo abbiamo intercettato le conversazioni negli studi dei commercialisti”, spiega. Da li’ l’avvio dell’inchiesta che si e’ avvalsa essenzialmente di intercettazioni telefoniche ed ambientali. “Una delle microspie l’abbiamo piazzata nella casa di Mario Potenza e questo ci ha permesso di ricostruire tutte le vicende che hanno portato all’emissione dell’ordinanza”, ha concluso Vallone.

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