Denunciarono di essere sfruttati e di essere trattati come schiavi dai loro datori di lavoro delle fabbriche tessili di Sant’Antimo ed ora, per la prima volta in Italia, tre cittadini bengalesi hanno ottenuto il permesso di soggiorno per “protezione sociale”, motivazione sinora adottata solo per sottrarre al mercato della prostituzione ragazze provenienti da paesi extracomunitari. A comunicarlo sono i responsabili dell’associazione antirazzista 3Febbraio che nel novembre del 2013 raccolsero il grido di aiuto degli operai bengalesi del paese a nord di Napoli, mettendo a conoscenza i media del trattamento riservato agli operai asiatici. “Siamo riusciti a far conoscere a tanta gente condizioni disumane spesso tenute sotto silenzio proprio da chi invece, istituzioni comprese, dovrebbe contrastarle – spiegano in un comunicato gli attivisti dell’associazione – ed ancora oggi nella finta normalità della vita quotidiana, a Sant’Antimo come a Rosarno o a Castel Volturno, le condizioni di lavoro per gli immigrati sono sempre più prossime alla schiavitù”. ”Per la prima volta abbiamo superato la paura e la diffidenza degli extracomunitari – spiega Gianluca Petruzzo di 3Febbraio – che non denunciavano i loro datori di lavoro perché gli erano stati sottratti i documenti, e quindi sotto ricatto, o perche creditori di mesi e anni di stipendi da fame arretrati”. L’associazione spera che quanto ottenuto dai tre operai bengalesi serva da esempio per altri extracomunitari e annuncia un’assemblea mercoledì prossimo alle ore 18 nella piazza principale di S.Antimo.


 

 

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