Roberto Saviano chiede un maxirisarcimento danni al Corriere del Mezzogiorno, dorso campano del Corriere della Sera, per le critiche pubblicate un anno fa dopo un suo intervento televisivo, a ‘Vieni via con me’ su Rai3, nel quale riferì un aneddoto sul filosofo Benedetto Croce poi smentito da Marta Herling, segretaria dell’Istituto italiano per gli studi storici nonché nipote dello stesso Croce.

A dare notizia della richiesta – quattro milioni per danni non patrimoniali e 700 mila euro per danni patrimoniali – é oggi il Corriere del Mezzogiorno, in un intervento a firma del direttore Marco Demarco. In tv, nel programma del 2010, Saviano raccontò che Croce aveva offerto una mancia di 100 mila lire a chi lo tirò fuori dalle macerie del terremoto di Casamicciola, nel 1883. Circostanza sulla quale Marta Herling avanzò dei dubbi, con un articolo uscito l’8 marzo 2011 sul Corriere del Mezzogiorno. Secondo Saviano, quello e i successivi articoli usciti sul Corriere avrebbero dato vita a una vera e propria campagna diffamatoria. Pochi giorni dopo il primo pezzo del Corriere del Mezzogiorno, poi ripreso da varie altre testate, Saviano si espresse così: “Tirare fuori queste cose serve a dire: attento, continua a parlare, che noi ti becchiamo. Vogliono dire che sei stato inesatto, impreciso. Oggi su Croce, ma ieri anche su Berlusconi”. Insomma, per Saviano si trattò di un episodio da “macchina del fango”. Nel riferire della richiesta di danni, Demarco si interroga sulla libertà di opinione e riporta una frase dello stesso Saviano a proposito delle domande che nel 2009 Repubblica rivolgeva a Berlusconi: “Spero che tutti abbiano il desiderio e la voglia di pretendere che nessuna domanda possa essere inevasa o peggio tacitata con una azione giudiziaria”. Chiosa Demarco: “Nessuno può escludere che Croce (non raccontando mai direttamente quell’episodio, ndr) possa essersi autocensurato per ragioni morali, ma perché credere più a fonti anonime che all’unico testimone? Mi colpisce che, mentre si torna in tv a celebrare il valore della parola, la si sospetti, per quanto ci riguarda, di intenti diffamatori”.

 

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