“Ciro si è trovato in un agguato, se ci fosse stata la polizia non sarebbe morto”. Così Antonella Leardi, madre di Ciro Esposito, il ragazzo ucciso prima della finale di Coppa Italia a Roma, spiega le ragioni che hanno portato a lanciare una raccolta firme da inviare al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e al ministro degli Interni Angelino Alfano. La petizione punta a chiedere “l’apertura di una inchiesta amministrativa – si legge – per accertare eventuali responsabilità colpose per omissione del Prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro e del Questore di Roma Massimo Maria Mazza”, in occasione della partita. La petizione si può firmare solo online sul sito “firmiamo.it” e, in dettaglio, chiede “l’apertura di un’inchiesta amministrativa tesa all’accertamento di eventuali comportamenti omissivi posti in essere dai funzionari emarginati in oggetto, in occasione della finale di coppa Italia Fiorentina-Napoli disputatasi allo Stadio Olimpico di Roma il giorno 3 maggio 2014. I tifosi del Napoli in via Tor di Quinto sono stati oggetto di atti di violenza, da parte di un gruppo di delinquenti, la cui presenza stanziale era peraltro, ben nota alle forze dell’ordine”. La petizione per chiedere l’apertura di un’inchiesta a carico del prefetto e del questore di Roma è stata promossa da Chiara Giordano, presidente dell’associazione Campania in Movimento: ”Avrei voluto che queste persone si fossero dimesse e che non ci fosse stato bisogno di questa raccolta firme”, ha spiegato nel corso della presentazione della petizione che si è svolta nell’auditorium di Scampia. ”Ma ora ci rivolgiamo al presidente Napolitano e al ministro Alfano, non per gridare vendetta ma per chiedere giustizia”, prosegue mentre accanto a lei ci sono i genitori di Ciro, Antonella e Giovanni, con indosso la maglietta ‘Ciro vive’. Lei, Antonella Leardi, si commuove ascoltando la lettura del testo che ricorda le circostanze in cui si è svolto l’omicidio di suo figlio. “E’ una petizione che ci è stata chiesta dal popolo – spiega la Leardi – e noi abbiamo riflettuto e abbiamo ritenuto opportuno lanciarla, perché è il popolo che chiede giustizia visto che al posto di mio figlio poteva esserci chiunque. In quel luogo la polizia non c’era: e lì poteva esserci una strage, perché se Ciro non fosse andato in soccorso delle persone nell’autobus, il mezzo poteva anche esplodere visto che le bombe carte erano state lanciate sotto il serbatoio della benzina. Chi ha delle responsabilità pubbliche deve rispondere e fino ad ora non c’è stato nessuno che ne ha risposto”. La mamma di Ciro riflette anche sulle indagini che hanno portato all’iscrizione nel registro degli indagati di altre quattro persone sospettate di essere stati complici di Daniele De Santis. “So di questi quattro indagati, ma nel vivaio c’erano molte più persone ad organizzare l’agguato, non solo i quattro e il De Santis. Questo è un passo in avanti ma c’è ancora da lavorare per gli inquirenti”. “Non è un’iniziativa contro ma a favore dello Stato – spiega Vincenzo Esposito, lo zio di Ciro – deve mostrare anche la faccia del diritto prendendo atto dei propri errori e trarne le conseguenze”. E lo zio di Ciro cita le parole di Raffaele Cantone che in una recente intervista ha detto che la tragedia che ha portato alla morte di Ciro Esposito poteva essere evitata. “Ciro – conclude Vincenzo Esposito – non tornerà in vita ma almeno chi ha sbagliato paghi. Anche perché quello che noi familiari abbiamo detto sin dal primo giorno si stanno rivelando vere: avevamo detto che si trattava di un raid e infatti ci sono quattro persone indagate per concorso in omicidio. Con qualche ritardo la giustizia va avanti. In più noi abbiamo sempre detto che ci sono state delle mancanze nella gestione della cosa pubblica. Ora c’è un punto ulteriore da chiarire”. La raccolta di firme sarà portata a inizio ottobre a Roma al presidente Napolitano. ”Confidiamo che possa ascoltarci”, spiega Chiara Giordano.

 

 

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