Potrebbe esserci un credito di 270.000 euro, messo a rischio dalla richiesta della procedura di concordato, dietro gli atti intimidatori di cui è stato oggetto, a gennaio scorso, l’imprenditore fiorentino Andrea Bacci: furono esplosi colpi di pistola contro la sua auto e una sua ditta. E’ quanto si ricava dagli sviluppi dell’inchiesta che hanno portato all’arresto di due persone, un imprenditore di 44 anni, originario di Giugliano e un catanese di 48 anni, già conosciuto alle forze dell’ordine. E’ infatti emerso che il 44enne avanzava un credito di 270 mila euro dalla Coam, l’ azienda edile di cui Bacci è proprietario e per la quale è stato chiesto il concordato. Concorso in estorsione continuata e porto illegale di arma da fuoco le accuse a vario titolo contestate nelle ordinanze di custodia cautelare, eseguite dai finanzieri del Gico di Firenze, coordinati dal pm Christine Von Borries e Luca Turco. Gli atti intimidatori furono messi a segno, è stato ora ricostruito, il 23 gennaio, anche se scoperti a distanza di un giorno: per due volte nella stessa giornata colpi di arma da fuoco aveva raggiunto prima la vettura di Bacci e poi le vetrate della pelletteria Ab Florence, a Scandicci (Firenze), di cui è amministratore. Nell’inchiesta indagate anche altre due persone oltre agli arrestati. Nel corso di una conferenza stampa il procuratore capo di Firenze Giuseppe Creazzo ha spiegato che “il cerchio non è ancora chiuso, le indagini vanno avanti su un fatto grave e insolito per la Toscana”.

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