NAPOLI – “Assassini, dateci il registro”, “Siete la rovina dell’Italia”: i cori dell’antipolitica questa mattina erano più forti del solito. Dentro c’era tutta la rabbia dei cittadini che per qualche ora si sono visti scippare il registro dei tumori della Campania. Sono scesi in strada a protestare, circa 200 persone, una catena umana che ha cinto l’ingresso dell’Istituto contro i tumori Pascale di Napoli. Cittadini, rappresentanti di associazioni, medici. Anche qualche politico, ma tutti, su precisa indicazione degli organizzatori della manifestazione, senza simboli di partito o bandiere.
A scatenare la protesta è stata la decisione, da parte del Governo, di bloccare la legge approvata all’unanimità dal Consiglio regionale della Campania con cui veniva istituito il registro. Il motivo sarebbe tutto economico, quel milione e cinquecento mila euro che mal si concilia con il piano di rientro regionale. Poi nelle ultime ore una prima schiarita con il presidente della Regione e commissario straordinario per la Sanità, Stefano Caldoro, che annuncia un decreto commissariale per salvare il registro. Ma la rabbia di cittadini e rappresentanti delle associazioni non si placa. La decisione, dicono in molti, è uno schiaffo ai cittadini della Campania. E la questione economica non convince i rappresentanti di Medici per l’ambiente. “Da anni – dice l’oncologo Giuseppe Comella – i bilanci della Regione ascrivono in preventivo e consuntivo 1,5 milioni per la prevenzione e non sappiamo come vengono spesi”. Dicono di più gli attivisti del Movimento 5 stelle. “Da un nostro studio – dice Bartolomeo Pepe – abbiamo scoperto che la Regione stanzia già dal 1987 milioni di euro per il registro tumori”. Al momento, in Campania, esiste solo il registro della vecchia Asl Napoli 4 cofinanziato da Lilt e Regione. A breve, tra una decina di giorni, dovrebbe partire quello del Comune di Napoli che monitorerà le varie municipalità. “Il registro è importante – dice Comella – perché ci fornisce i dati sull’incidenza dei tumori, cioé su quante persone si ammalano, e sul tipo di carcinoma e sulle zone maggiormente colpite. Al momento abbiamo solo i dati Istat di mortalità, numeri catastofrici e nettamente superiori alla media nazionale per le province di Napoli e Caserta. Due territori devastati prevalentemente da rifiuti tossici dato che quelli solidi urbani sono solo 1\3 e il resto sono industriali”. “Mi preoccupa molto – dice l’oncologo Antonio Marfella – la maggiore infertilità dei giovani campani rispetto al resto d’Italia. E’ attestato che i nostri ragazzi hanno un numero inferiore di spermatozoi e le nostre donne hanno un eccesso di endometriosi. E mi preoccupano anche i problemi di tiroide, di diabete e ovviamente i picchi di tumore. Ora non è più il momento delle polemiche, è il momento di agire”. “Come Comune abbiamo sollecitato una reazione immediata – dice l’assessore comunale all’Ambiente, Marco Esposito – A un campano su venti accade qualcosa di brutto, vuol dire almeno 300 mila persone e il 1 milione e mezzo per il registro non è nulla se si possono salvare delle vite”.