NAPOLI – “Al Comune di Napoli ero di casa e conoscevo tutti. In cambio degli appalti ho pagato funzionari e politici”. Lo ha detto l’imprenditore Vincenzo Cotugno al processo per le presunte irregolarità in numerosi appalti banditi dalla regione Campania e dal Comune di Napoli in cui sono imputate 25 persone tra cui Luca Esposito, ex assessore comunale alla polizia municipale ed ex collaboratore del sindaco Rosa Iervolino Russo.
Cotugno, che ha patteggiato una condanna a due anni per corruzione, turbativa d’asta e altri reati, ha deposto davanti alla IV sezione del tribunale, collegio A, come teste imputato in procedimento connesso. Per anni ha gestito la fornitura e la manutenzione di fotocopiatrici ed estintori a Palazzo San Giacomo: “Se un funzionario comunale aveva un problema – ha detto il teste – ero io a risolverlo, mettendogli eventualmente a disposizione il mio ufficio legale e il mio ufficio tecnico. Vincevo le gare perché ero io a suggerire i requisiti da inserire nei bandi”. Cotugno, che è assistito dagli avvocati Alfonso Furgiuele e Fabio Carbonelli, ha riferito, in particolare, di avere dato 5.000 euro a uno dei funzionari imputati, che si rivolse a lui per pagare debiti di gioco; in cambio ottenne agevolazioni negli appalti. L’imprenditore, rispondendo alle domande del pm Giancarlo Novelli, ha anche ammesso di aver pagato cene elettorali all’ex assessore Esposito e di averlo aiutato a ristrutturare la casa.