NAPOLI – Sono al vaglio della procura di Napoli le dichiarazioni rese ieri in qualità di testimone ai magistrati antimafia dal regista Matteo Garrone nell’ambito dell’inchiesta su una presunta tangente versata al clan dei Casalesi per consentire le riprese del film Gomorra, tratto dal romanzo di Roberto Saviano. Il regista, che è l’unico italia in concorso a Cannes con il suo Reality, e che arriverà il festival il 17 maggio, sfoga la sua amarezza in una dichiarazione alle pagine di Napoli de La Repubblica: “Ma vi siete chiesti perché questa storia, che sta lì almeno da tre o quattro mesi, viene tirata fuori adesso? Perché proprio ora che ho un film da portare a Cannes?”. Per poi spiegare: “Intanto io non c’entro nulla, assolutamente nulla con i movimenti di denaro”. La circostanza era stata riferita dal pentito del gruppo Setola, Oreste Spagnuolo, secondo il quale sarebbe stata pagata una tangente di 20mila euro. Il collaboratore precisò di aver appreso la storia della tangente da Alessandro Cirillo, soprannominato ‘o sergente, esponente di primo piano della cosca. Ieri negli uffici della procura al Centro Direzionale, sia il pentito sia il regista sono stati ascoltati da due pm che conducono le inchieste sulla camorra del Casertano, e oggi la notizia e’ in prima pagina anche sul Mattino di Napoli. Garrone ha escluso che siano state pagate somme di denaro al clan, confermando di aver incontrato durante la lavorazione del film Alessandro Cirillo che gli fu presentato da Bernardino Terracciano, uno degli attori che in Gomorra interpretò il ruolo di camorrista. L’episodio al centro dell’inchiesta è stato riportato nel libro della giornalista Daniela De Crescenzo “Confessioni di un killer” incentrato sui delitti del gruppo Setola, la cosiddetta fazione stragista del clan dei Casalesi.

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