I collaboratori di giustizia raccontano i retroscena di un tentato omicidio avvenuto a Torre del Greco (Napoli) quasi quattro anni fa: ordinanza di custodia cautelare per due affiliati al clan Di Gioia-Papale già in carcere per altri reati. I carabinieri del nucleo investigativo del gruppo di Torre Annunziata, guidati dal maggiore Alessandro Amadei, hanno notificato le ordinanze emesse dal gip del tribunale di Napoli su richiesta della Dda, nei confronti di Bartolomeo Palomba e Mario Falanga, accusati in concorso di tentato omicidio con l’aggravante delle finalità mafiose. L’indagine, condotta a partire dall’ottobre del 2010, ha consentito di individuare il mandante e l’esecutore materiale del tentato omicidio di Maurizio Magliulo, avvenuto il 4 ottobre 2010. L’attività è stata svolta con intercettazioni telefoniche e ambientali ed è stata corroborata dal contributo fornito da tre collaboratori di giustizia, permettendo di chiarire i motivi dell’agguato, riconducibili alla spartizione del territorio in merito alle estorsioni ai commerciali. I militari dell’Arma hanno appurato che, dopo l’omicidio di Gaetano Di Gioia il 31 maggio 2009, l’omonimo clan aveva vissuto una scissione, con gli elementi di spicco dell’organizzazione che avevano deciso l’uccisione del capoclan e la formazione di un gruppo autonomo denominato ”Scissionisti del clan Di Gioia”. Nel corso del tempo il clan Papale, alleato dei Di Gioia, nel tentativo di ”riaffermarsi” sul territorio di Torre del Greco era entrato in conflitto con gli Scissionisti. Il tentato omicidio di Maurizio Magliulo rientra – secondo le risultanze investigative – in questo ambito. Nei confronti di Palomba e Falanga – già detenuti nei carceri di Teramo e Roma Rebibbia – esistono già numerosi provvedimenti cautelari sempre per gravi reati mafiosi.