Si scava ancora nell’area del Parco Nazionale del Vesuvio nell’ambito dell’operazione ‘Sangue Nero’, disposta dalla Procura della Repubblica di Napoli ed eseguita dal corpo forestale dello Stato e dal Noe dei carabinieri. Gli scavi si sono estesi su un’area di circa dieci ettari e finora hanno portato alla scoperta di oltre quaranta fusti da cento litri ciascuno contenenti rifiuti speciali pericolosi. Tra i rifiuti, informa in una nota il Corpo Forestale, sono stati trovati morchie esauste di provenienza industriale di tipologia bituminosa e ingenti quantità di amianto frantumato e materiali di risulta provenienti da demolizioni, oltre a residui di manifattura del pellame, presumibilmente scarti di lavorazione delle aziende dell’economia sommersa della zona. A pochi metri dalla discarica, una cava dismessa, sorgono campi coltivati. Le investigazioni stanno procedendo per individuare i responsabili partendo dai codici a barre dei fusti per risalire alla filiera criminale. L’individuazione del sito, spiega la nota, è avvenuta grazie alla tecnica ‘Terra dei Fuochi’ elaborata dal Corpo Forestale per contrastare tali fenomeni, che coniuga le analisi ortofotografiche con le geo-magnetometriche incrociate a quelle investigative, e di cui è stata valutata la piena validità probatoria in dibattimento. Il parroco della chiesa di S. Maria della Consolazione, Marco Ricci esorta: “rinnoviamo l’appello a parlare anche in confessionale indicando i punti in cui è avvenuto lo scempio. Scaviamo nelle coscienze, oltre che nel terreno”. Per il consigliere comunale di Ercolano e dirigente nazionale del Pd, Ciro Buonajuto, “bisogna bonificare tutto il Parco Nazionale del Vesuvio innanzitutto per evitare ulteriori danni alla salute dei residenti. E bisogna farlo subito”.