di Beniamino De Michele

Il mio paese sono anni che è diventato il paese degli onorevoli, non c’è una persona che non studia per fare l’onorevole. Così le tante associazioni, presenti in paese fanno a gara per accaparrarsi studenti desiderosi di diventare onorevoli. Alcuni di questi, però, convinti di non dismettere i panni di vecchio lupo, nell’affrontare i primi esami sono stati bocciati. La pietà è un sentimento che accentua ancora di più il dolore per le cose perse, ed è solo la pietà, il sentimento che provo in questo momento per il mio paese, se penso a cosa fosse solo pochi anni fa.

Il dottor Giuseppe Fiorillo, vice presidente del consiglio provinciale di Caserta, affermava solo pochi giorni fa, che Cesa era diventata un paese dell’apparire e non del fare, ricordando quante cose aveva fatto per Cesa, e poi distratte. Gli ricordai che la corsa all’apparire non era sola dei partiti o degli amministratori, ma anche della pro-loco di Cesa. Alcuni soci la pro-loco di Cesa, solo per pavoneggiarsi in televisione nella trasmissione terra e sapori condotta dal giornalista Rai Nicola Muccillo, presentarono anno a dietro il risotto alle erbe come un piatto tipico di Cesa, (un falso storico); forse, questo signore aveva dimenticato che il piatto tipico, per antonomasia del nostro territorio, è l’acqua pazza. I cui ingredienti sono: acqua, olio, aglio e peperoncino, a volte con l’aggiunta di qualche ovetto strapazzato, tutto destinato ad ammorbidire il pane stantio. Forse, questo qualcuno dimenticò che le cose non basta farle a fin di bene, ma compierle bene, come afferma Ignazio Silone.

A questo punto la domanda nasce spontanea, come direbbe il buon presentatore. Perché tutto questo? Perché si è voluta far passare Cesa come un paese che non conosce le sue tradizioni? Forse l’apparire degli sciocchi è più forte dell’amore per il proprio paese? Non serve sedersi accanto a delle persone note per essere importanti, ognuno di noi è importante per quello che fa bene, ma per quanto le fa bene. Tornando al crescente numero di associazione che il paese sta registrando, dobbiamo fare un distinto tra quelle che nascono per vero associazionismo, da quelle che nascono per contrapporsi a qualcuno o a qualcosa: tu non hai dato una cosa a me, ed io ti organizzo un’associazione contro, ed è sempre il “mastugiorg” di turno a voler imporre le sue regole. La cosa strana che in questi mesi registriamo a Cesa, che tutte le associazioni rincorrono le sagre e in tutte troneggia la pasta e fagioli. Evitiamo di ripeterci, altrimenti trasformiamo Cesa nel paese della pasta e fagioli, anche perché a promuovere le tradizioni locali già c’è la pro-loco, è da dieci anni che lo fa, e lo fa bene.

Vorrei approfittare dell’ospitalità che mi dà Campania Notizie per porre alcune domande al presidente provinciale delle pro-loco; lo faccio attraverso questo giornale, perché di questo signore non conosco neppure il suo, e penso tanti altri come me. La prima domanda che voglio porgli, è qual è il suo ruolo, la seconda dove si trova la sede provinciale delle pro, loco, perché corre voce che la sede provinciale è proprio a casa sua, e qualche cattiva lingua ha insinuato che gli è corrisposto anche il canone, la terza è una richiesta ed è quella di far pervenire a ogni pro-loco locale il bilancio della pro-loco provinciale.

Per quanto riguarda la pro-loco di Cesa non ci dovrebbero essere problemi perché uno dei revisori dei conti è un iscritto della proloco di Cesa. Voglio lasciare i pazienti lettori di Campania Notizie, principalmente quelli del mio paese e nello specifico quelli della pro-loco di Cesa con l’augurio che le imminenti elezioni della dirigenza provinciale, ci portino una presidenza provinciale delle pro-loco meno inesistente di quella attuale e che il presidente della pro-loco di Cesa sappia prendere le distanze da una presidenza inesistente fatta da cipressi. (il cipresso è un albero che non prende mai i tarli).

 

(tratto dal libro “L’Irriverente – “Racconti brevi di un paese che forse non è solo il mio” di Beniamino De Michele)

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