CASERTA – Primo appuntamento con Emergenze Teatrali, il cartellone che il Teatro Civico 14 di Caserta dedica agli artisti emergenti. Serafino Gubbio operatore, piéce ispirata all’opera di Luigi Pirandello, andrà in scena sabato 26 [ore 21.00] e domenica 27 [ore 19.00] novembre.
Lo spettacolo, interpretato da Raffaele Ausiello, Giuseppe Cerrone, Stefano Ferraro, Valeria Frallicciardi, Pietro Juliano, Sara Missaglia, Antonio Piccolo, porta la firma di Aniello Mallardo, che ne firma la regia e l’addattamento. Serafino Gubbio è la storia di un uomo che passa la vita ad osservare le persone nelle loro azioni più ordinarie e a registrarne la vita con la sua macchinetta di operatore cinematografico. Una rigida sera di novembre Serafino arriva a Roma e lì trova lavoro come operatore alla Casa cinematografica Kosmograph, grazie all’intervento di Nicola Polacco, amico d’infanzia e compagno di studi, ora direttore di scena e regista. Inizia per Serafino la scoperta di un mondo fatto di intrighi e tradimenti. Un mondo che gira intorno alla vita di Varia Nestoroff, un’inquietante avventuriera russa. Varia, ora attrice della stessa casa produttrice, porta sulle sue spalle una storia di sangue che è solo l’incipit della vicenda narrata nello spettacolo. L’attrice, con la propria rapace e crudele personalità, aveva distrutto la vita di Giorgio Mirelli, pittore di Sorrento e vecchia conoscenza di Serafino. Giorgio viveva con la nonna e la sorella Duccella, fidanzata ad Aldo Nuti, giovane aristocratico napoletano, attore dilettante e amico del fratello. Alla vigilia delle nozze tra Giorgio e Varia, Aldo Nuti, per dimostrare all’amico l’indegnità della donna che stava per sposare, ne diviene l’amante. L’amico, ferito dal tradimento, si uccide e l’orrore per quanto avvenuto allontana i due amanti. Ma Aldo Nuti, diviso tra amore e odio per la donna, si fa scritturare come attore dalla Casa cinematografica. La Nestoroff è ora l’amante di un attore siciliano, Carlo Ferro, uomo rozzo e violento. I rapporti di Varia con gli uomini sono oggetto di particolare studio e curiosità da parte di Serafino Gubbio. Intanto cresce la simpatia provata da Serafino nei confronti di Luisetta, figlia del padrone di casa Cavalena, la quale però è, forse a causa della giovane età, ingenuamente attratta dal Nuti. Alla Kosmograph si prepara da tempo un nuovo film di soggetto indiano, La donna e la tigre, con una scena finale molto rischiosa, in cui un cacciatore dovrebbe affrontare senza alcuna protezione esterna una tigre vera. Il ruolo del cacciatore è affidato a Carlo Ferro ma, all’ultimo momento, Aldo Nuti ottiene di sostituirlo. L’attore, seguito da Serafino Gubbio con la propria macchina da presa, entra in una grande gabbia, le cui sbarre sono state coperte di tronchi e fronde per simulare la giungla; attorno al set Varia Nestoroff e altri attori assistono alla scena. Al “si gira”, nella gabbia viene introdotta la tigre; Aldo Nuti imbraccia il fucile, ma rivolge la mira sulla Nestoroff che cade uccisa, mentre la tigre si lancia su Nuti e lo sbrana prima di essere abbattuta. A Serafino, che con impassibile professionalità aveva ripreso la scena, la voce, per il terrore, “s’era spenta in gola, per sempre”. Il film, per la morbosa curiosità suscitata dalla volgare atrocità del dramma, si rivela un successo e Serafino, ridotto a un “silenzio di cosa”, continuerà “solo, muto e impassibile a far l’operatore”. “La seconda rivoluzione industriale si sviluppa in occidente tra il 1895 e il 1913 affermando uno sviluppo tecnologico senza precedenti. In Italia c’è una fase di industrializzazione particolarmente intensa tra il 1896 e il 1908 che da vita, anche nel nostro paese, ad una moderna società di massa. Pirandello – afferma il regista – I quaderni di Serafino Gubbio operatore intende scagliarsi contro questa e quello che questa società ha creato, che può essere riassunto nei punti stilati nel Manifesto del Futurismo. Da questo siamo partiti nella nostra opera, non per demonizzare il progresso, ma per interrogarci se effettivamente nell’odierna società internauta e telematizzata l’uomo si sia ridotto ‘a cosa’ nel contatto con la tecnica e se il continuo avanzamento scientifico abbia provocato alienazione ed estraniamento”.