Piedimonte Matese- C’era una volta in cui Piedimonte Matese faceva parte del Gran Tour, del viaggio di formazione di fine settecento. Quelle pagine si sono tradotte nel libro promosso e presentato, nell’ambito del maggio piedimontese, dalla Banca Capasso nel solco di una linea di attivismo culturale che contraddistingue l’istituto bancario matesino. “Vedute del Matese – J. Philipp Hackert e R. Colt Hoare a Piedimonte (1790 – 1805)” è il titolo del volume scritto da Francesco Comparone, consigliere parlamentare, al termine di accurate ricerche in biblioteche pubbliche e private secondo le traiettorie di esperienza di uno dei maggiori pittori di paesaggio( pittore alla corte dei borboni sotto Ferdinando II ) e dello scrittore e viaggiatore inglese, rappresentante di una famiglia fondatrice di una banca tutt’ora operante. Il sindaco Vincenzo Cappello nel saluto introduttivo ha parlato del libro come un “regalo alla città” mettendo in luce quell’esigenza di sinergia e collaborazione tra enti pubblici(“da soli non ce la possono fare”) e privati. Salvatore Capasso, in rappresentanza della banca, artefice da anni di varie iniziative nel territorio, intensificate negli ultimi tre anni(da ultimo la nascita del Festival dell’Erranza) , ha parlato del libro( in italiano ed in inglese) come “atto d’amore che restituisce identità ed orgoglio” che accende i riflettori su “quel turismo colto specie di matrice anglosassone ” e richiamando, al contempo, l’esperienza umana e formativa propria del Grand tour per le classi dirigenti europee dell’epoca. Le caratteristiche e la struttura dell’opera frutto di accurate indagini con un corredo di immagini spesso inedite, sono state illustrate da Comparone non solo per il loro valore documentario ma anche per il tipo di operazione culturale finalizzata ad alimentare “uno spirito di cittadinanza allargato, ed aperto a forme di cooperazione per il ruolo della cultura come fattore di sviluppo civile e crescita economica” . Davvero notevoli le tavole, le immagini che sono state portate all’attenzione del pubblico che gremiva l’auditorium di San Domenico.
Michele Martuscelli