CASERTA – C’era una folla di studenti e personalita’ questa mattina nell’aula ‘Di Blasio’ del Polo Scientifico della Sun (Seconda Universita’ degli Studi di Napoli) a Caserta per la visita di Toni Servillo, impegnato in questi giorni nella presentazione del film diretto da Paolo Sorrentino ‘La Grande Bellezza’ (stasera sara’ a Napoli). ”Spero che la mia carriera sia una testimonianza di speranza per voi ragazzi” ha detto l’attore casertano rivolgendosi agli studenti.
”Io sono rimasto a vivere a Caserta – ha proseguito – e ho sempre cercato di far nascere i miei lavori sul territorio, per poi diffonderli ovunque. Di questo sono orgoglioso, piu’ che dei riconoscimenti ricevuti”. Servillo, che ha evitato di affrontare temi legati all’attualita’ come la vicenda della Reggia, soffermandosi pero’ ”sull’importanza della scuola pubblica per creare basi uguali per tutti a prescindere dai soldi”, ha poi spiegato che ”il teatro e’ partecipazione, deve comunicare e coinvolgere il pubblico creando emozioni, stimolando la curiosita’ e alimentando la conoscenza, almeno e’ cosi’ che lo intendo io”. ”Per questo – ha aggiunto – porto nel mondo il teatro di Eduardo; l’anno prossimo ci esibiremo con ‘Le voci di dentro’ a Chicago. Per un attore di teatro non c’e’ posto migliore che Napoli, un palcoscenico all’aria aperta dove pero’ si incontrano ancora ‘uomini’, intesi come persone dotate di umanita’. Se giri per Roma non ti capita di incontrarne”. Rispondendo alle domande degli studenti, Servillo ha poi affermato che ”il cinema e’ meno stimolante del teatro”. ”Non mi piacciono ‘i film mercenari’ – ha detto – se devo fare un film scelgo registi con i quali stabilisco un rapporto di reciproco scambio intellettuale”. Sulla nota interpretazione di Giulio Andreotti nel film ‘Il divo’, Servillo ha affermato infine che ”e’ stata quella in cui ho sudato di piu’ ma in cui ho dato il minor contributo personale; il personaggio era costruito quotidianamente grazie a numerose ore di trucco, dovevo inoltre cambiare tono di voce stando attento a non abbassarlo troppo. Diciamo che mi sono immedesimato poco nel personaggio Andreotti perche’ c’era poco da inventare”.