Si e’ spento ieri a Gallese, il piccolo centro in provincia di Viterbo dove viveva, Camilian Demetrescu, nome d’arte di Paul Constantin Demetrescu pittore, scultore, scrittore e studioso di storia dell’arte romeno. Demetrescu, che era nato a Busteni, in Romania, nel 1924, aveva 88 anni.

Dissidente ed esule politico in Italia dal 1969, la sua pittura si e’ svolta nel campo dell’astrattismo, fino al momento della sua conversione al cattolicesimo, che ha mutato anche le forme della sua espressione artistica. L’impatto con Roma dopo la fuga nel ‘mondo libero’ e’ stato determinante per Demetrescu. Scopre un mondo nuovo di pensatori e libri vietati in patria dal regime comunista, come Rene’ Guenon, Spengler, Maritain, Urs von Balthasar, saggi che considera profondi sul tema della condizione umana contemporanea. Incontra intellettuali romeni di fama europea, fuggiti dopo la guerra, come lo scrittore Vintila Horia, insignito del Premio Goncourt 1960 per il romanzo Dio e’ nato in Esilio, sulla vita di Ovidio, esule a Tomi, sul Pontus Euxinus (il Mar Nero) in Dacia. Sara’ un’amicizia che segnera’ profondamente la sua coscienza e la sua formazione artistica. In questo nuovo contesto culturale maturera’ lentamente, durante gli anni del periodo astratto, il cambiamento della sua arte. Dopo quattro anni lascia Roma (nel 1973) e si trasferisce in campagna, a Gallese (VT) dove restaura assieme alla sua famiglia e con le sue mani una pieve romanica del XII secolo (1977) dedicata ai SS. Giacomo e Filippo, che lo stesso anno viene riconsacrata. La sua arte, come la sua vita, subisce una svolta. In seguito ad un profondo cambiamento interiore e ad un incontro nel 1979, nell’ultima mostra d’arte astratta a Parigi, con Mircea Eliade, abbandona l’astrattismo e si dedica ad un’arte ispirata al sacro. Attratto dall’iconografia medievale gira l’Europa romanica con carta e matita, per ”alfabetizzarsi” (come confessa l’artista) nel linguaggio dei simboli. D’ora in poi i suoi lavori, sculture e dipinti, hanno uno spiccato carattere etico-religioso. Proprio la chiesa romanica di San Giacomo, che lui e la sua famiglia hanno voluto salvare dal degrado e dall’abbandono, sara’ ora la sua dimora, nella sepoltura che lui stesso aveva realizzato, circondata dalle sue opere d’arte.

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