Neppure il messaggio del presidente Giorgio Napolitano, suo vecchio amico d’università, e l’omaggio video di Martin Scorsese scuotono più di tanto il vecchio Francesco Rosi, novant’anni il 15 novembre , nella Sala Grande al Lido dove ha ricevuto il Leone d’oro alla carriera.

A un certo punto dice, quasi a giustificarsi: “Io non sono un tipo che si commuove facilmente, ma sono commosso”. E, solo se si guarda bene, si vede che ha gli occhi più che umidi. Insomma la cerimonia di premiazione del regista di Lucky Luciano emoziona forse più il pubblico che lo stesso maestro di tanti capolavori artistici e di impegno sociale. Prima arriva l’introduzione del direttore artistico Alberto Barbera che, dopo una lunga standing ovation da parte del pubblico dedicata a Rosi, presenta quattro minuti di un collage di film del regista realizzato da Scorsese in persona, con tanto di commento dell’autore di Hugo Cabret.

Uno Scorsese che, mentre scorre il suo filmato, parla di immagini “che hanno la forza di una tempesta, immagini straordinarie… che, dopo 50 anni, mi nutrono e mi arricchiscono. Immagini che si ergono contro la corruzione e celebrano la bellezza delle persone, delle passioni e della memoria. Per i tuoi novanta anni – conclude Scorsese – rendo onore al tuo cinema e grazie tante”.

Da Giuseppe Tornatore, che sta scrivendo un libro-intervista con lo stesso Rosi su tutti i film del maestro, ancora un omaggio: “In un momento così difficile del nostro Paese questo premio si arricchisce di un significato particolare. L’urgenza e l’attualità del suo cinema lascia il segno per forza e impavidità”. Il presidente della Biennale Paolo Baratta si riserva poi l’onore di leggere un messaggio di Napolitano: “Dai giorni lontani che videro il nostro primo incontro negli anni dell’Università a Napoli – si legge nel messaggio – e la nascita di un’amicizia rimasta da allora ininterrotta e profonda, ho seguito con ammirazione il cammino di un artista che ha dato altissimi contributi alla storia del cinema italiano e mondiale, il percorso di un uomo impegnato inscindibilmente sul duplice terreno della invenzione creativa e della testimonianza civile”.

Poi tocca a lui, al regista de Le mani sulla città: “Provo un fiume di emozioni – dice Rosi, sempre lucidissimo – che mi viene dall’accoglienza di questo pubblico e dalla partecipazione di Napolitano”. E poi parole di elogio a Scorsese che ha voluto il restauro de Il caso Mattei: “Siamo accomunati dalla passione per il cinema ed è molto raro nel nostro mestiere determinare l’occasione di dimostrare quanta fraternità, passione ed emozione uniscano gli autori di un film. E questo – continua Rosi – per poter fare in modo che tutto il pubblico capisca l’emozione e la verità che contengono le immagini ed offrire al pubblico la possibilità di rappresentare attraverso questi mezzi il desiderio di comunicare la verità”. “Qualche mese fa ho fatto una retrospettiva a New York dal titolo ‘Citizen Rosi’. E in un momento del nostro paese in cui é così difficile sentirsi cittadini – conclude Rosi – essere stati definiti tali è un invito ad andare avanti, possibilmente in questa vita, per contribuire alla ricerca verso il meglio”.

 

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