Ma il Duce senza le donne sarebbe stato veramente il Duce? No, e non poteva essere altrimenti: nella costruzione del consenso, nell’essere considerato ‘l’uomo della Provvidenza’, nella esaltazione della potenza, il rapporto con l’altro sesso ha costituito una componente essenziale.
E non c’e’ stato neppure bisogno di costruire il ”mito” perche’ , come descrive Olla – con linguaggio e tecnica da grande documentarista quale e’ – , non occorreva: per Benito Mussolini, figlio del fabbro di Predappio che batte con il martello il ferro rovente, questa sorta di priapismo era congenito. Su questo punto – e la cosa non e’ di secondaria importanza – la differenza tra lui e un altro dittatore come Hitler e’ nettissima. Se l’adorazione femminile per il Fuhrer era non solo spirituale ma anche fortemente carnale, per l’invasato padrone della Germania era naturale tenerla lontano. Tranne per poche, diventate poi fidanzate ufficiali. Mussolini, al contrario, quella adorazione l’ha vissuta e praticata come parte integrante della sua scalata al potere. ”Un sesso rozzo e violento – scrive Olla – occupa il centro del Mito del Duce e tutto il resto gli ruota intorno. La sua immagine di uomo potente, il piu’ potente di tutti, racchiudeva innanzitutto la potenza sessuale come simbolo di eterna giovinezza, politica e fisica”. Un sesso sbandierato, ricercato, bulimico. ”Oggi – aggiunge l’autore – si parlerebbe di una forma compulsiva, di una dipendenza dal sesso, di una malattia per la quale curarsi con apposite terapie”. Ma attenzione: nel caso del Duce non c’e’ pura quantita’. La sessualita’ di Mussolini e’ stata capace di attirare donne intelligenti e colte, in grado di smontare il meccanismo di fascinazione del potere. C’e’ di piu’: Olla ricorre ad una notazione di Pasolini contenuta in ‘Petrolio’ – il libro ultimo incompiuto – che dice: ”ci sono delle cose , anche le piu’ astratte o spirituali, che vivono solo attraverso il corpo”. Ecco se ci sfugge, a distanza di tanti anni, come e’ perche’ – aggiunge Olla – tanti italiani abbiano vissuto il regime ‘attraverso il corpo’ del dittatore”, e’ altrettanto vero che ”proprio su questo corpo e’ stato costruito il ‘mussolinismo”’. Nel caso del Duce, non vale quindi cio’ che Rachele, la moglie, diceva di lui ricorrendo al fatto che fosse il tipico ‘maschio latino’ a cui piacciono le donne e che piace alle donne, salvo tornare sempre, alla fine, in famiglia. Mussolini ha legato il ‘consumo’ di donne (molto piu’ numerose di quanto sapesse Rachele) alla sua avventura storica. Angelica Balabanoff e Margherita Sarfatti (entrambe coltissime e molto al di sopra di lui) sono un esempio di questo rapporto particolare: un intreccio di sesso e politica basato – in entrambi i casi ma soprattutto il secondo – su uno scambio costante e totale. E se la Balabanoff affina, politicamente e non, il giovane allora rivoluzionario Mussolini, Sarfatti lo blinda nella ascesa al potere e nei giorni difficili dell’assassinio di Matteotti. Sara’ lei con il suo libro ‘Dux’ a perfezionare il Mito e a dargli un solido sistema di valori tali da tenere insieme monarchia e Chiesa, popolo e poteri forti. E sara’ un’altra donna, la giovane Claretta Petacci, a sostenere il suo Ben nella bufera della Seconda Guerra mondiale. Fino a morire con lui e a conoscere lo scempio di Piazzale Loreto, dove il popolo si riappropria del ‘corpo’ del Duce. Nel mezzo, ovviamente, mille altre.