Si è concluso il corteo dei lavoratori della Jabil di Marcianise che questa mattina hanno manifestato in corteo per la strade di Caserta. La prefettura ha assicurato che informerà il Governo della situazione e chiederà un tavolo di confronto, nel frattempo i sindacati hanno confermato che lo stato di agitazione in azienda proseguirà fin quando non ci saranno iniziative concrete per la salvaguardia del lavoro. Per il segretario regionale della Uilm, Giovanni Sgambati, “la vertenza Jabil non può non essere affrontata dal ministero dello Sviluppo Economico; Caserta non può perdere anche uno degli ultimi insediamenti manifatturieri”. “Oggi inizia l’autunno caldo di Caserta – dice Camilla Bernabei, segretaria generale della Cgil di Caserta – in quanto stanno arrivando a termine le difficoltà di molte aziende del territorio; urgono soluzioni definitive ma l’ultimo decreto della Regione che proroga la cig in deroga fino al 30 dicembre non va in questa direzione”. “É inaccettabile ciò che Jabil ha fatto; la procedura di mobilità va ritirata”, tuona il segretario casertano di Fim-Cisl Nicodemo Lanzetta. Nodo del contendere è la riduzione delle commesse da parte di importanti aziende italiane, anche pubbliche, che per risparmiare acquistano all’estero gli stessi prodotti fatti dalla Jabil, in particolari contatori elettrici e piastre elettroniche, o delocalizzano la produzione. “Governo e ministero – afferma il segretario casertano della Uilm, Antonello Accurso – devono scogliere questa contraddizione in cui si parla di difendere il ‘Made in Italy’ e poi si favorisce lo spostamento di produzioni italiane all’estero. Non parliamo di protezionismo, ma di attuare quelle politiche che favoriscono produttori italiani. Mi riferisco ad aziende come Enel e Ducati Energia che nel tempo hanno ridotto le loro commesse per rivolgersi all’estero togliendo lavoro vitale alla Jabil”.. Alla manifestazione hanno partecipato anche gli addetti Nuroll, azienda di Pignataro di Maggiore (Caserta) con cento dipendenti che ha annunciato il taglio del 25 percento della forza lavoro.