“Le ultime vicende riguardanti il futuro del FIREMA, importante azienda operante nel settore del Mater-Ferro, al di là degli sviluppi che avranno nelle prossime settimane in sede ministeriale circa la vendita del gruppo, aprono importanti interrogativi circa l’incapacità della classe dirigente politica e istituzionale a tutti i livelli, territoriale, regionale e di governo, a difendere settori strategici significativi per il nostro territorio”. Lo dichiara in una nota il segretario generale della Cisl Caserta Giovanni Letizia. “Occorre interrogarsi a fondo  – aggiunge – sulle problematiche che hanno attraversato questo importante sito industriale che da decenni opera nel nostro territorio: nonostante sia da anni in amministrazione straordinaria, il FIREMA di Caserta ha acquisito importanti commesse sia in sede regionale che nazionale in virtù del suo know-how, del patrimonio tecnologico di cui dispone, del grande patrimonio di professionalità dei lavoratori, della capacità del sindacato, e della FIM-CISL in particolare, di mantenere alto il senso di responsabilità per salvaguardare l’occupazione. A tutto questo è corrisposta una cronica disattenzione della politica e delle istituzioni, a partire dal Governo fino alle istituzioni locali e alla stessa deputazione casertana, di mettere in campo misure concrete di politica industriale e dei fattori per salvaguardare un settore industriale strategico per il territorio e per il Paese qual è quello della trasportistica; analoga incapacità si è manifestata per altri settori, quali le telecomunicazioni, l’elettronica, gli elettrodomestici. In nessuna delle crisi e dei processi di ristrutturazione che hanno attraversato questi settori, specie durante una crisi così acuta come quella in corso, si avvertita una capacità della politica di svolgere un ruolo di direzione, di controllo, di progettazione: la politica interviene a cose fatte, a scelte già compiute solo per accompagnare e gestirne gli effetti. In questo modo si accelera il processo di deindustrializzazione e di depauperamento del territorio, si allontana la possibilità di una ripresa di sviluppo industriale, si incrementa il divario con altre aree del Paese già forte per la presenza di fattori negativi quali la bassa infrastrutturazione materiale e immateriale, le maggiori difficoltà di accesso al credito, la lentezza e la frammentazione nella spesa dei fondi europei”.   “Di fronte a questa realtà -continua- , la CISL è in campo su due versanti: il primo è la gestione responsabile delle relazioni industriali intesa come valore aggiunto, come strumento proprio per tutelare il patrimonio produttivo e l’occupazione. L’altro versante è l’investimento in un dialogo aperto e a tutto campo con le comunità locali, con i cittadini, con i lavoratori, i giovani, i pensionati per creare nuove forme di cittadinanza attiva e consapevole per esercitare un’opera di pressione democratica sulla politica e le istituzioni affinché recuperino un ruolo e una funzione che si appanna sempre di più. Una politica forte e autorevole è indispensabile per il riequilibrio sociale e territoriale; una politica debole, incapace e rissosa serve solo ai poteri forti per mantenere i livelli di diseguaglianza a svantaggio dei gruppi sociali e territoriali più deboli ed esposti. E la prossima campagna di raccolta delle firme per una legge di iniziativa popolare su fisco e previdenza promossa dalla CISL nazionale sarà un primo importante passo in questa direzione, di grande rapporto con i cittadini, di ascolto delle loro esigenze, di impegno per il territorio”.

 

 

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