Riceviamo e pubblichiamo il documento dei lavoratori Ericsson Marcianise. “Nella vicenda dell’acquisizione Ericsson-Jabil, ciò che sconcerta maggiormente è questa cortina di silenzio, paradossalmente un “silenzio assordante”, che sembra sceso e perpetrato dalle Istituzioni Locali, Regionali e Nazionali. Si osserva inermi, in maniera abulica, all’ultima Multinazionale, presente nel già flagellato territorio Casertano, intenzionata ad andare via e lasciare una scia di disperazione, disoccupazione, alienazione e alimentando eventuali forti tensioni, con ripercussioni sull’ordine pubblico, in un tessuto sociale già difficile e gravato da criminalità e povertà, un territorio che resterà ricordato e forse passerà alla storia solo come La Terra dei Fuochi, una zona in cui lo STATO sembra non essere stato MAI presente e non voler essere presente. Dove sono il Sindaco di Marcianise, il Presidente della Regione Campania, le forze politiche di qualsiasi colore (perchè questa vicenda non ha colore politico)? Dove sono i tanti Politici che si rincorrono quando si tratta di voti e salvaguardare le proprie poltrone? Si sta mettendo in scena quella che è una vera “Macelleria Sociale”, nella più totale indifferenza. Parafrasando una nota frase di Martin Luter King, potremmo affermare che: “ Non ci inorridiscono le azioni meschine dei colpevoli di tutto ciò, ma il SILENZIO di chi non dovrebbe permetterlo…” La presente, ha lo scopo di fare chiarezza e di smentire voci fuorianti sulle mendaci opportunità che verrebbero fuori dall’acquisizione dello stabilimento Ericsson di Marcianise da parte della Jabil, per entrambi gli stabilimenti presenti sul territorio Marcianisano. L’unione di due problema non potrà mai rappresentare la Soluzione, ma soltanto la creazione di un problema molto più grande e difficilmente gestibile.In data 27 gennaio u.s., ricorrendo alla cessione di ramo d’azienda ex articolo 47, la Ericsson Telecomunicazioni S.p.A ha ufficializzato la vendita dello stabilimento di Marcianise, facente capo a 435 dipendenti diretti (dopo una “cura dimagrante” che vedeva inizialmente 580 dipendenti) più circa 500 lavoratori impegnati nell’indotto (quindi per un totale di circa 1000 lavoratori/famiglie) alla Jabil Italia srl, mediante la creazione di una nuova società srl costituente, controllata dalla stessa Jabil Italia. Questa operazione è semplicemente inaccettabile ed irricivibile per i seguenti motivi: Solo pochi mesi fa Jabil Italia, che insiste sullo stesso territorio di Marcianise, aveva dichiarato 540 esuberi su circa 700 dipendenti, dando luogo ad una procedura ufficiale di mobilità coatta. Solo dopo un percorso lungo ed articolato fatto di diverse iniziative dei lavoratori e tavoli istituzionale, l’azienda ha ridotto gli esuberi a 382 unità e confermato esodi volontari incentivati.
Ciò che maggiormente sconcerta è che, mediante una forma di sottile ricatto, ha stretto i lavoratori ed il Governo, nella morsa di una tenaglia: La rinuncia del 50% della contrattazione di II livello (quindi falciando alcuni diritti imprescindibili ed inalienabili dei lavoratori) pena altrimenti, la conferma dell’abbandono del territorio Italiano. Nel 2011 Jabil chiuse lo stabilimento di Cassina de Pecchi, a solo 3 anni dall’acquisizione da Nokia Siemens avvenuta nel 2008. Nello stesso territorio di Marcianise, la Jabil acquisì lo storico stabilimento Nokia Siemems, fino a creare un enorme calderone, per poi manifestare la volontà di vendita dell’intero complesso, mediante la creazione di una controllata, la Competence Emea srl, che aveva il compinto di traghettare alla chiusura (guarda un po, lo stesso modus operandi, che oggi viene paventato ai Lavoratori Ericsson). Visto che ciò avveniva in tempi molto ristretti, incuranti anche di quella sorta di “piccole garanzie” offerte dall’articolo 47, la Jabil fu costretta a rientare, fino ad arrivare alle lotte dei giorni nostri. Jabil per i succitati motivi era annoveraverata, fino a qualche mese fa, nella Black List ufficiale del Governo Italiano. In ogni caso questi meri giochetti ed operazioni di facciata, non sono nuovi sul territorio Casertano, sembra un film già visto e che ha avuto già ripercussioni catastrofiche dal punto di vista sociale: basti ricordare i casi Alcatel/MF Components, Ixifin/Modinform, texas Instruments ecc ecc… Per quanto riguarda lo stabilimento Ericsson di Marcianise, in maniera cinica e mendace, c’è stata la continua conferma da parte del Management Aziendale, anche a tavoli Istituzionali, della volontà di Ericsson di non abbandonare il territorio e di investire sul sito di Marcianise. Gli accordi di giugno 2012 (scadenza giugno 2014) e di giugno 2014 (scadenza giugno 2015) hanno caratterizzato un triennio di grandissimi sacrifici, consistenti in pesanti ricorsi a CIG e nella gestione di complessivi 225 esuberi (quindi con una richiesta di riduzione dell’organico superiore al 40%). Si è arrivati persino a firmare un accordo di “polifunzionalità” che aveva lo scopo di azzerrare quello che era stato il percorso aziendale costruito, per essere ricollocati ad espletare mansioni di livello più basso, andando a ledere i diritti e la dignità imprescindibile dei lavoratori. Nel Giugno 2014 è stato chiesto presso il Ministero del Lavoro, un anno di Proroga staordinaria di CIG, come si legge sull’accordo per “addivenire a soluzioni condivise, miranti alla salvaguardia del sito produttivo di Marcianise”!!!! Un altro anno di soldi pubblici, soldi dello Stato Italiano, degli Italiani, dei Lavoratori Italiani, in cambio della garanzia di non laciare il territorio. Ci hanno presi in giro fino alla fine, volendosi assicurare anche le ultime briciole della torta. Ebbene, se il MISE (Ministero dello Sviluppo Economico, ndr) dovesse avallare questa cessione alla Jabil, non tenendo conto di quanto sottoscritto al Ministero del Lavoro, si renderebbe complice di una truffa perpetrata ai danni dello Stato Italiano! In alcuni comunicati stampa e nella Nota fatta circolare anche sulla rete intranet aziendale, la Ericsson garantisce che anche con Jabil, lo stabilimento di Marcianise resterà punto focale per la fornitura dei prodotti ottici, ivi realizzati, in tutto il mondo. Ma di quali prodotti parlano? Visto che la Ericsson ha comunicato a tutti i Clienti, con una informativa ufficiale del 11 Luglio 2013, che quasi tutti i prodotti realizzati a Marcianise non verranno più forniti, dichiarandoli obsoleti, impegnandosi invece a fornire i prodotti realizzati dalla Multinazionale Americana Ciena, con la quale ha stretto un’accordo di partnership.
Gli stessi filtri radio che dovrebbero arrivare da Tallin/Estonia, è solo fumo negli occhi, visto che nella realtà, tale lavorazione a basso profilo, servirebbe solo a gestire una “criticità” di sovraccarico dello stabilimento Estone, ma soprattutto non rappresenta “core business” o meglio prodotti di punta, della produzione radio di Ericsson. In ogni caso questo “Nuovo arrivo” servirebbe a saturare solo una cinquantina di risorse, senza aggiungere che, con la cessione, diverse attività strettamente legate al mondo Ericsson ed operanti sulla piattaforma Svedese, verrebbero perse, spostandole in altre sedi, creando quindi ulteriore esubero che andrebbe ad aggravare una già delicata situazione. Ericsson, ha sfruttato l’acquisizione dello stabilimento di Marcianise, solo per accaparrarsi il portafoglio Clienti di quella che fu Marconi, fornendo alcuni prodotti già esistenti fino a quando ha potuto, non portando nessuna nuova lavorazione (ad esempio prodotti Radio per cui è Leader mondiale) e non investendo neanche nella Ricerca e Sviluppo di nuovi apparati ottici, venendo quindi soppiantata da altri Competitors. Ancora oggi, l’Italia può rappresentare un mercato dove queste Multinazionali, vengono semplicemente a sfruttare la situazione, facendo il buono e cattivo tempo, con il solo scopo di succhiare soldi pubblici, senza vincolarle al territorio? E’ di soli pochi giorni fa la notizia che, con la programmazione europea 2014/2020, la Sicilia potrà disporre di oltre 282 milioni di euro (già inseriti del Fesr) e di 8,5 milioni del Psr (piano sviluppo rurale) per la realizzazione di reti a banda larga e ultralarga e per la crescita digitale, sul totale di finanziamenti per il Paese di 11 miliardi. Questi si aggiungeranno ai 75 milioni della vecchia programmazione, destinati a portare la Banda larga in 60 comuni dell’isola; ad altri 35 milioni per il superamento del digital divide e a 36 milioni per la rete a servizio della pubblica amministrazione (Ran), come da accordo di programma Regione- Mise, per un totale di oltre 436 milioni di euro. Per quale motivo il Governo non cerca di agevolare, in appalti di questo genere, aziende come Ericsson che hanno stabilimenti produttivi in Italia, quale appunto il sito produttivo di Marcianise, invece di favorire Competitor, come Huawei, che non hanno linee di produzione nel nostro paese? Questo problema, può essere risolto solo a livello politico e dal Governo, creando le condizioni ideali e di interesse, per cui Ericsson sia “invogliata” a restare nel nostro territorio, a voler produrre ed investire sul sito di Marcianise, magari convogliando in esso anche produzioni reallizzate altrove.
Non vediamo perchè NOI della Ericsson dobbiamo sentirci figli di un Dio minore, rispetto alla gestione della vertenza Electrolux, anche’essa multinazionale Svedese. Come evidenziato da Mariana Mazzuccato, docente di Economia dell’Innovazione all’Università del Sussex, in diverse occasioni e nel suo libro “Lo Stato innovatore”, da questa crisi attanagliante, non si può pensare di uscire colpendo unicamente i diritti dei lavori, come avviene con il Jobs Act. Se oggi gli Stati Uniti sono usciti dalla crisi e sono tornati a crescere, è dovuto principalmente al fatto che il Governo, ha capito che bisognava finanziare ed investire in determinati settori, stanziando fondi e facendoli ripartire, solo in questo modo investitori privati possono essere attratti dalle opportunità create, vedi il caso avvenuto nella Silicon Valley e che è stato determinate per la ripresa Americana. Ribadiamo a chiunque, che non accetteremo nessun compromesso in questo meschino affare, NOI SIAMO ERICSSON e PRETENDIAMO DI RESTARE TALI, per il nostro futuro e quello delle nostre famiglie. Attiveremo qualsiasi forma di protesta ed azioni correlate. La Lotta non ci spaventa perché abbiamo una forte e grande motivazione: LA DIGNITA’ di persone e di Lavoratori, il DIRITTO ad un futuro certo, in un paese che si presuppone essere civile!”.